“I migranti assegnati al territorio senese sono oltre mille, ma abbiamo disponibilità solo per 600 posti. Ho chiesto aiuto a tutti ma nessuno, nemmeno il cardinale Lojudice, è riuscito a darci una mano”. E’ il prefetto Matilde Pirrera a descrivere così la complessa situazione legata all’immigrazione nel territorio senese, analizzata questa mattina in Prefettura a Siena durante la riunione del consiglio territoriale per l’immigrazione, che ha visto la presenza di rappresentanti di forze dell’ordine, sindaci, associazioni e addetti ai lavori, nonchè del professor Fabio Berti, sociologo dell’Università di Siena.
I numeri presentati attestano che il territorio senese ha in carico 1025 migranti assegnati dal Ministero ma non ha al momento le possibilità per dare un posto a tutti. Pubblicati nel 2024 bandi per 1300 posti, la disponibilità è ferma a 603. E da inizio 2025 sono stati accolti 153 soggetti, distribuiti nei vari comuni. Sono presenti sul territorio molti immigrati stanziali (che registrano una permanenza di 2 anni) per la gran parte inseriti nel mondo del lavoro seppur spesso con contratti irregolari. La comunità più ampia è quella dei pakistani (443) seguita dal Bangladesh (273). Il comune che ospita più immigrati è Chianciano Terme (230), seguito da Abbadia San Salvatore (130). Oltre quota cento ci sono poi Siena (110) e Chiusi (106).
“Ho cercato spazi pubblici nei comuni anche per dei bungalow, ma non ho trovato la disponibilità di nessuno – ha ammesso il Prefetto Matilde Pirrera – nemmeno del Cardinale Lojudice, per via delle feste giubilari in corso”. In ogni caso il lavoro della Prefettura per trovare una sistemazione più idonea possibile a chi arriva continua, grazie anche a un importante rinforzo, il nuovo dirigente dell’immigrazione, Francesco Venga. “La questione dei migranti – ancora il Prefetto – va guardata a 360 gradi con politiche di integrazione, il 90% dei migranti escluse alcune donne e giovani, hanno contratti di lavoro che nel tempo sono stati controllati e presentano profili di irregolarità. Molti sono contratti in nero, con i contoterzisti che utilizzano i Cas per lo sfruttamento. Serve accompagnarli verso una logica di correttezza per la loro salute e dignità umana”. “Siamo molto attenti alla verifica delle dichiarazioni, per capire il movimento straniero nel territorio – ha assicurato il Questore Ugo Angeloni – ad oggi non c’è stata una grande modificazione tra chi chiede permessi di soggiorno e protezione internazionale”.
“Per favorire le politiche integrative vanno analizzate le dinamiche migratorie e demografiche – puntualizza il professor Berti – il dato più significativo è che l’immigrazione nel territorio senese è ferma da dieci anni, sono 30mila quelli residenti, è l’11,5% della popolazione, ci sono stati anni in cui gli immigrati crescevano di 3mila unità all’anno, adesso non più, e non sono stati sostituiti dai richiedenti asilo. I numeri, si parla di poco più di mille soggetti, non sono rilevanti se rapportati ai 250mila abitanti della provincia. Il 16-17% degli stranieri sono minori, il 15% di studenti delle scuole sono stranieri, il dato particolare è che la percentuale degli studenti stranieri cala con l’innalzarsi dei livelli di istruzione, nella scuola dell’infanzia abbiamo il 15-16% di studenti stranieri, alle superiori il 12%, c’è dunque un problema di dispersione scolastica”.
Il focus si è spostato anche sui riflessi dell’immigrazione sui recenti fatti di cronaca che hanno provocato allarme in città: “Ci sono ragazzi italiani di seconda generazione – è il riferimento del Prefetto agli ormai noti “maranza” – che vivono al limite della sussistenza, il discorso sicurezza si intreccia con la questione sociale, vanno dati gli strumenti per far condividere i valori del territorio”. “Maranza – aggiunge il prof. Berti – è un termine che va di moda, ma le problematiche giovanili c’erano ben prima dell’arrivo degli stranieri, ora riguardano di più gli stranieri, ma non esclusivamente loro. E’ un fenomeno da attenzionare, per vederne l’evoluzione, ma più che della repressione mi concentrerei su cosa non è stato fatto finora per favorire l’integrazione dei giovani, tramite l’accesso alla scuola e ai risultati formativi scolastici e professionali”.