UniSi, a 75 anni dalla CEDU l'Ateneo fa il punto sull’impatto della Convenzione in Italia

Giuristi, studiosi e giudici della Corte europea dei diritti umani riuniti nell’Aula Magna di Giurisprudenza

Di Lorenzo Agnelli | 14 Novembre 2025 alle 15:00

Il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Siena ha ospitato oggi il convegno “Uno strumento vivente: l’impatto della CEDU sull’ordinamento italiano a 75 anni dalla sua adozione, una giornata di studio organizzata in occasione dell’anniversario della Convenzione europea dei diritti umani, firmata a Roma il 4 novembre 1950. L’iniziativa, promossa dai gruppi di interesse della Società italiana di diritto internazionale e di diritto dell’Unione europea, ha visto la partecipazione dei giudici della Corte europea dei diritti umani, Gilberto Felici e Raffaele Sabato, oltre a studiosi e giuristi provenienti da tutta Italia.

Tra i principali interventi quello del professor Riccardo Pavoni, del gruppo di interesse DIEDI, che ha ricordato come la Convenzione abbia inciso profondamente sulla tutela dei diritti fondamentali nei 46 Stati membri del Consiglio d’Europa. “La CEDU è uno strumento di importanza straordinaria – ha spiegato Pavoni – che ha contribuito a civilizzare gli ordinamenti europei sotto molteplici profili”. Dal contrasto ai processi eccessivamente lunghi in Italia al tema delle carceri, più volte oggetto di condanna da parte della Corte di Strasburgo, fino ai diritti familiari: “Il diritto della madre di attribuire il proprio cognome ai figli deriva proprio da una sentenza della Corte Europea”.
Pavoni ha ricordato anche l’impatto della giurisprudenza sulla tutela dei migranti e delle vittime di violenza domestica, temi affrontati nel pomeriggio della giornata di studi.
Di fronte alle critiche di chi sostiene un’ingerenza dell’Europa nella sovranità nazionale, il professore è netto: “Le polemiche sono soprattutto rivolte all’Unione Europea, non alla CEDU. Tuttavia, negli ultimi tempi anche la Corte Europea è finita nel mirino, come nel caso del Regno Unito e, più recentemente, anche da parte del nostro Governo, firmatario di una lettera polemica nei confronti della Corte. È un episodio deplorevole: la politica non può mettere bocca in questo modo sul lavoro dei giudici“.

Nel suo saluto iniziale, il Rettore Roberto Di Pietra ha definito la CEDU “un bene comune”, capace di garantire la pacifica convivenza e la tutela dei diritti fondamentali.
“Si tratta di qualcosa che spesso diamo per scontato – ha spiegato Di Pietra– ma la dotazione di diritti resa possibile dalla Convenzione è un patrimonio che dobbiamo valorizzare, soprattutto in tempi oscuri e di rischio per le libertà fondamentali. È un bene comune a disposizione di tutte e tutti”.

Il convegno senese si inserisce nel più ampio calendario di eventi dedicati al 75° anniversario della Convenzione europea dei diritti umani. Un’occasione non solo per celebrarne i risultati, ma anche per riflettere sul futuro della tutela dei diritti in Europa in un periodo segnato da nuove tensioni geopolitiche, regressioni democratiche e vulnerabilità crescenti.

Lorenzo Agnelli

Giornalista pubblicista iscritto all'ordine dal 2020. Esperienza nel ruolo prima come corrispondente locale dalla Val d'Orcia e poi all’interno della redazione di Radio Siena Tv. Prendere parte alle discussioni e conoscere a fondo i fatti sono stati i fattori scatenanti della sua personale passione verso il giornalismo, concentrandosi principalmente sui fatti di cronaca che riguardano la collettività, come la politica e le sue incoerenze, materie da spiegare e rendere accessibili a tutti. Ama la città in cui lavora, Siena, e la sua terra, la Val d’Orcia, luogo capace di offrire bellezza paesaggistica ma anche umana, difficile da spiegare, ma che non si stanca mai di raccontare.



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