Università per Stranieri Siena, la scrittrice Selby Wynn Schwartz e la sua Lectio Magistralis su "Una società per futuri femministi queer"

Lectio Magistralis della scrittrice attraverso il suo libro "Le Figlie di Saffo" con lo scopo di stimolare una riflessione su come costruire insieme una società inclusiva e partecipe, che funga da antidoto al presente immaginando futuri plurali, femministi e queer

Di Lorenzo Agnelli | 5 Maggio 2025 alle 20:40

All’Università per Stranieri di Siena è stato il giorno della seconda edizione “La lezione per la Cattedra Woolf” con la scrittrice americana Selby Wynn Schwartz. Al centro dell’intenso pomeriggio di incontro con gli studenti e con il pubblico presente, c’è stata la Lectio Magistralis della scrittrice attraverso il suo libro “Le Figlie di Saffo” con lo scopo di stimolare una riflessione su come costruire insieme una società inclusiva e partecipe, che funga da antidoto al presente immaginando futuri plurali, femministi e queer, proprio da questo deriva il titolo dell’iniziativa “Una società per futuri femministi queer”.

Ad aprire la lezione è stato il Rettore Tomaso Montanari che ha voluto spiegare l’importanza di trattare certi temi anche grazie al racconto di Virginia Woolf “Una società” (1921) in cui si denunciava una società eteropatriarcale dominata da politiche imperialiste, coloniali, misogine e razziste, che ha ripercussioni anche con il presente.


“Credo che sia un momento in cui cominciamo a capire che la nostra storia, così come la raccontano i libri di scuola o il canone consolidato degli autori della storia letteraria, in realtà è una storia parziale, è una storia innanzitutto scritta dai maschi, è una storia che racconta il dominio maschile, è quello che si chiama il patriarcato, che, mi dispiace per il ministro Valditara, esiste davvero – spiega il Rettore UniStraSi Tomaso Montanari -. Questo libro e, in generale, la ricerca di Selby Wynne Schwarz dimostra che c’è anche un’altra storia, lei ha saputo ritessere le vicende di un gruppo di donne che, a cavallo fra ‘800 e ‘900, avevano scelto l’amore saffico, l’amore lesbico, non solo come una scelta privata, ma anche come una rete di persone capaci di immaginare il mondo al di fuori del dominio maschile, che in quegli anni, ma temo anche nei nostri anni, voleva dire, per esempio, un mondo guidato non dalla volontà di potenza, ma dalla volontà di cultura e di condivisione. Immaginiamo per un attimo cosa sarebbe stata la storia umana se non fosse stata guidata con mano ferrea dai maschi, ma fosse stata almeno condivisa. Qui si racconta la storia delle donne che hanno aspirato, descritto, immaginato una società diversa, e in nome della libertà personale, che però ha anche un valore politico generale. Questa prospettiva, una prospettiva queer, una prospettiva queer nel senso anche di diversa, di strana, di bizzarra rispetto alla cosiddetta normalità, un concetto davvero molto pericoloso quello della normalità, perché è un concetto costrittivo e perché è anche un concetto falso. Basaglia diceva che visto da vicino nessuno è normale, dovremmo ricordarcelo. Questo modo di guardare le cose a noi sembra particolarmente urgente in questo momento. Se l’Università deve insegnare a pensare, a pensare con la propria testa, è bene che la storia monolitica si sfrangi in tante storie diverse. Chi dice che questa è cancel culture, cultura della cancellazione, non conosce tutto questo, perché in realtà non si cancella nulla, anzi abbiamo più storie, più persone, più protagonisti e credo che questa sia la strada giusta da percorrere”.

Lorenzo Agnelli

Giornalista pubblicista iscritto all'ordine dal 2020. Esperienza nel ruolo prima come corrispondente locale dalla Val d'Orcia e poi all’interno della redazione di Radio Siena Tv. Prendere parte alle discussioni e conoscere a fondo i fatti sono stati i fattori scatenanti della sua personale passione verso il giornalismo, concentrandosi principalmente sui fatti di cronaca che riguardano la collettività, come la politica e le sue incoerenze, materie da spiegare e rendere accessibili a tutti. Ama la città in cui lavora, Siena, e la sua terra, la Val d’Orcia, luogo capace di offrire bellezza paesaggistica ma anche umana, difficile da spiegare, ma che non si stanca mai di raccontare.



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