Una frattura che nasce dalla composizione della nuova Giunta regionale, attraversa il congresso provinciale e finisce per aprire una crisi a Colle Val d’Elsa. È il quadro che emerge dall’ultima puntata de Il Punto di Siena TV, dove Riccardo Vannetti ha parlato per la prima volta dopo le sue dimissioni dalla segreteria e dal ruolo di capogruppo del Partito Democratico colligiano.
Un’uscita che ha fatto rumore, perché arriva non solo in un momento di tensione generale nel PD senese e regionale, ma anche da una figura considerata simbolo del rinnovamento promosso dall’asse Schlein-Fossi.
Vannetti parla senza giri di parole ha parlato di una richiesta di confronto per mesi negata: “È un momento di frizione profonda. Ho chiesto più volte la convocazione dell’assemblea comunale del partito per chiarire divergenze politiche tra me e la segreteria. La richiesta è stata negata e non mi sono più sentito rappresentativo di questo partito”.
Al suo passo indietro si sono aggiunte le dimissioni di altri quattro membri su nove della segreteria: “Un dato che dovrebbe far riflettere – sottolinea – perché metà del gruppo dirigente ha lasciato”.
Il paradosso, però, è evidente: Vannetti rompe con il PD di Colle, ma resta pienamente allineato alla linea regionale e nazionale. “Mi rivedo nel profilo progressista di Schlein e Fossi. Non faccio parte di organismi provinciali o regionali, ma condivido l’impostazione politica”.
La tensione Siena–Regione, e il nodo Valenti
Il caso Vannetti si inserisce nel terremoto più ampio che vede il PD senese chiedere l’azzeramento della segreteria regionale, accusando il segretario regionale Fossi e soprattutto la vice-segretaria Stefania Lio (espressione del territorio senese) di non aver difeso il territorio e di non aver agito per evitare l’assenza di un rappresentante di Siena in Giunta.
Vannetti mantiene una posizione equilibrata: riconosce “errori fatti da entrambe le parti” e definisce “legittima” la richiesta di Valenti, ma invita a soluzioni più condivise: “Ci sono troppi comunicati e troppe accuse pubbliche. I panni sporchi non vengono lavati in casa da nessuno, né a livello provinciale, né regionale”.
Liste regionali e rinnovamento: “La nostra era una lista conservativa”
Il tema delle candidature, uno dei punti più contestati nella partita delle regionali, resta sul tavolo.
Vannetti ammette: “La lista senese era un po’ datata. Il più giovane era del 1975. Non necessariamente giovane equivale a rinnovamento, ma ci siamo presentati in modo poco innovativo”.
E rivendica: “Pur avendo perplessità, ho fatto campagna elettorale lealmente. Se avessi voluto aprire la frattura l’avrei fatto prima del voto. Ho taciuto per senso di responsabilità e disciplina di partito”.
L’analogia con la “rottamazione” renziana
Durante la trasmissione è emerso un paragone che circola sempre più frequentemente nelle riunioni interne: la spinta al rinnovamento dell’area Schlein–Fossi ricorda, per dinamiche e obiettivi, la “rottamazione” renziana del 2013, proprio quella che l’ala progressista allora criticava come divisiva e muscolare.
Vannetti rifiuta l’etichetta: “Il rinnovamento non è anagrafico. Orlando e Zingaretti non sono giovani, ma esprimono idee fresche. La rottamazione non mi appartiene: servono idee nuove, non necessariamente persone anagraficamente giovani”.
Il futuro del PD a Colle: “Serve un’assemblea immediata, ma io non torno indietro”
Sul destino del PD colligiano, Vannetti è netto: “Serve un momento di sintesi collettiva, un’assemblea comunale che manca da oltre un mese. Da lì bisogna tracciare una linea politica chiara. Metodi diversi opposti alle famose stanze chiuse nelle quali si prendono delle decisioni che non vengono mai rese pubbliche o mai condivise”.
Ma esclude categoricamente un ritorno ai ruoli lasciati: “Non tornerò capogruppo né entrerò in una futura segreteria. Il dialogo sì, i ruoli no”.
E sul PD provinciale? “Nessuna ambizione, ma resto a disposizione”
Sul possibile nuovo corso del PD provinciale, con Valenti a fine mandato, Vannetti non chiude del tutto, ma lancia una piccola frecciata all’uscente segretario: “Una battuta: per essere un segretario in uscita mi sembra che si stia agitando molto in questo momento, quindi non so se poi effettivamente il segretario provinciale deciderà di lasciare il passo o meno. Vediamo quello che succederà. Non ho interesse a ricoprire ruoli provinciali, ma se il partito avrà bisogno e me lo chiederà, ragionerò con trasparenza. Sono un uomo di partito”.
