Condanne fino ad 8 anni di reclusione per i due genitori affidatari a processo con rito abbreviato, davanti al gup Sofia Fioretta, con l’accusa di riduzione in schiavitù: è quanto richiesto oggi dal pm Stefano Ammendola della Procura di Milano nel processo sul caso di “Miriam”, la donna che per circa 15 anni, tra il 2000 e il 2015, ospitata dai genitori adottivi quando era appena maggiorenne, avrebbe subito “violenze sessuali, anche di gruppo”, anche in “un contesto di riti satanici e messe nere”.
La donna oggi, 41enne, si era trasferita nel senese per sfuggire ai suoi aguzzini subendo però altri sequestri, è difesa dall’avvocato Massimo Rossi del foro di Siena, che come parte civile ha presentato una richiesta di risarcimento danni per milioni di euro.
La terribile vicenda, con indagini della Dda di Milano, era emersa quasi un anno fa e a novembre 2022 il Tribunale del riesame milanese aveva revocato la misura dell’obbligo di dimora e di divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico per i due coniugi. Per l’uomo il pm ha chiesto oggi 8 anni di reclusione, mentre per la moglie sono stati chiesti 6 anni. La Procura contesta agli indagati di aver esercitato sulla donna “poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà”. Nel 2002 dalle violenze, anche psicologiche, subite dalla giovane da parte del genitore affidatorio, a cui viene contestato anche il reato di violenza sessuale di gruppo, è nato un figlio. I genitori hanno sempre negato sostenendo che le denunce della donna sono “tutta una invenzione”.
Il caso ha avuto un iter giudiziario travagliato con denunce presentate dalla donna anche a Siena, ma le indagini erano state archiviate. La sentenza nel processo milanese è prevista per fine mese.