Xenos, Vecchietta e un museo in movimento: Cristiano Leone racconta il nuovo Santa Maria della Scala di Siena

Il presidente della Fondazione Santa Maria della Scala, ospite a “Sette Giorni”, racconta il festival Xenos, la mostra di Teodora Axente e il nuovo riallestimento dedicato al Vecchietta.

Di Simona Sassetti | 15 Novembre 2025 alle 22:00

Il Santa Maria della Scala come luogo vivo, attraversato da corpi, visioni e memoria. È questa l’immagine che emerge dalle parole di Cristiano Leone, presidente della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, ospite a Sette Giorni per fare il punto su Xenos e sul nuovo riallestimento dedicato al Vecchietta.

Fino a domani il complesso museale ospita il festival internazionale della performance contemporanea da lui ideato e diretto da Anna Lea Antolini. Un progetto che, come ha spiegato lo stesso Leone, “porta riflessione ma anche gioia e piacere nel vivere l’attivazione delle architetture, degli affreschi e delle opere del Santa Maria attraverso la relazione con il corpo, e quest’anno con lo sguardo”.

Il festival si è aperto con una performance di Alessandra Cristiani ed Enrico Giarda all’interno della mostra “Metamorfosi del Sacro” di Teodora Axente, artista rumena di respiro internazionale che ha creato per il Santa Maria 25 opere site-specific. Nei dipinti, di grande raffinatezza tecnica, lo spettatore è invitato a scoprire reliquie, dettagli degli affreschi del Vecchietta, strumenti medici dell’antico ospedale trasformati in simboli di una nuova spiritualità. Leone ha ricordato come questa mostra si inserisca in un percorso iniziato con la grande installazione monumentale dell’artista giapponese realizzata per il Santa Maria – un’opera alta 17 metri, nata per Siena e ora in viaggio verso il MoMA di San Francisco – segno di un museo che dialoga con la scena artistica mondiale e porta la città nel mondo.

Il programma di Xenos intreccia performance emotive e spirituali, azioni dinamiche, esperienze in realtà aumentata e momenti di grande intensità: l’intervento del coreografo Noé Soulier, che ha creato un lavoro specifico per il Pellegrinaio, la serata con Virgilio Sieni in omaggio a Italo Calvino, le esperienze con visori in realtà virtuale dedicate, tra gli altri, alle coreografie di Sharon Eyal, la performance che mette in dialogo il violinista Yury Revich, la danza di Marta Ciappina (Premio Ubu) e l’installazione monumentale dell’artista giapponese, la presenza di una prima ballerina del Teatro alla Scala in collaborazione con il Coro della Chigiana.

“Ci piace – ha spiegato Leone a Sette Giorni – che eccellenze locali, nazionali e internazionali si incontrino in questo luogo che è, prima di tutto, un luogo di storia”. Leone ha poi sottolineato non solo la forza pittorica del lavoro di Teodora Axente, ma anche l’atteggiamento dell’artista: “Teodora – ha raccontato – è venuta a Siena con grande umiltà, ha studiato gli affreschi, le reliquie, la storia del Santa Maria. Ha avuto bisogno di nutrirsi della storia prima di intervenire nello spazio”. Un atteggiamento che il presidente considera esemplare: “non semplice sovrapposizione di linguaggi, ma ascolto e rispetto del luogo, con l’idea di costruire la storia di domani a partire da ciò che è stato”. Questo lavoro non riguarda solo il complesso museale: Axente ha infatti realizzato anche un’opera site-specific per Palazzo Pubblico, segno di una rete di senso che unisce le istituzioni cittadine in un dialogo tra passato e contemporaneo.

Nella seconda parte dell’intervista, Cristiano Leone ha raccontato il grande progetto di riallestimento dedicato al Vecchietta, definito “un intervento storico” per il Santa Maria della Scala. Partendo dall’eredità del piano Canali, che quarant’anni fa ha trasformato l’antico ospedale in museo, Leone ha spiegato come oggi ci fosse la necessità di aggiornare quella visione, mettendo al centro: la messa in sicurezza degli spazi, la valorizzazione della parte monumentale, la creazione di un masterplan capace di dare una direzione chiara ai prossimi decenni. Per questo è stato coinvolto il professor Luca Molinari, storico dell’architettura, e tre studi internazionali di progettazione museale, chiamati a ripensare gli spazi in continuità con la storia e le esigenze della città di oggi. I loro progetti saranno presentati in una mostra che dialogherà idealmente con quella originaria del piano Canali. Il riallestimento concentrato sul Vecchietta parte dalla Sagrestia Vecchia, pensata nel Quattrocento come una vera e propria “camera codex”: un libro teologico dipinto, creato per valorizzare un nucleo di reliquie tra i più importanti della cristianità (tra cui un lembo del manto della Vergine, un chiodo della croce di Cristo e una fiala con il sangue di Cristo). Negli anni, ha spiegato Leone, la presenza di teche e strutture non pensate per quello spazio ne aveva compromesso la leggibilità.

Il percorso prosegue con una nuova collocazione dell’Arliquiera e arriva alla Santissima Annunziata, dove è stato creato un passaggio che consente – in visite guidate contingentate – di salire al livello del celebre Cristo bronzeo del Vecchietta, opera che finora si poteva ammirare solo da lontano.

“Si dice spesso che il Vecchietta è il più grande artista del Rinascimento senese – ha osservato Leone – ma in realtà è uno dei grandi del Rinascimento, senza aggettivi. Era doveroso restituirgli il giusto rilievo”. Il percorso include anche il Pellegrinaio, liberato da allestimenti invasivi e dotato di un nuovo impianto illuminotecnico che valorizza in particolare la Visione del Beato Sorore.

“Un aspetto meno visibile ma fondamentale è il lavoro sui pavimenti e sugli impianti: è stato rimosso il rivestimento in cocco, pensato come soluzione temporanea quarant’anni fa e mai sostituito, e realizzato un pavimento flottante compatibile con le esigenze di tutela. Tutti gli interventi- ha sottolineato Leone- sono stati concordati con la Soprintendenza, e accompagnati da un importante lavoro scientifico: una nuova monografia in due volumi (italiano e inglese) dedicata al Vecchietta, circa 400 pagine che ripercorrono il rapporto dell’artista con il Santa Maria e con i luoghi in cui ha operato”.

Il riallestimento del Vecchietta è solo la prima fase di un processo più ampio che proseguirà con l’allestimento del “passeggio” verso la Cappella del Manto e con la ricollocazione della sinopia della Madonna del Manto, insieme ad ulteriori miglioramenti illuminotecnici e strutturali.

“Il Santa Maria della Scala – ha concluso – è un luogo in evoluzione. Il nostro compito è tenere insieme memoria civica, responsabilità verso il patrimonio e un’apertura costante al contemporaneo, perché ciò che facciamo oggi diventerà la storia di domani”.

Simona Sassetti

Nasce a Siena nel 1991, lavora a Siena Tv dal 2016. Ha scritto prima sul Corriere di Siena, poi su La Nazione. Va pazza per i cantanti indie, gli Alt-J, poi Guccini, Battiato, gli hamburger vegani, le verdure in pinzimonio. È allergica ai maschilismi casuali. Le diverte la politica e parlarne. Ama il volley. Nel 2004 ha vinto uno di quei premi giornalistici sezione giovani e nel 2011 ha deciso di diventarlo



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