Nell’aula “Vannini” del Tribunale di Siena, una brutta storia familiare si è trasformata, per qualche istante, in un momento di rara umanità. È accaduto al termine dell’incidente probatorio, durato circa tre ore, davanti al Gup Sonia Caravelli, quando – dopo mesi di dolore e accuse – un uomo di 42 anni, attualmente detenuto a Santo Spirito, ha potuto abbracciare di nuovo i suoi anziani genitori e la sorella. Un gesto semplice e improvviso, che ha commosso tutti i presenti e riportato, per qualche minuto, la vicenda giudiziaria alla sua dimensione più intima e personale.
Il caso, seguito dal sostituto procuratore, dottoressa Silvia Benetti, riguarda un residente a Poggibonsi, accusato di ripetuti maltrattamenti e richieste estorsive nei confronti dei genitori, entrambi ultra-settantenni e conviventi, aggravate dall’uso di sostanze stupefacenti. Secondo quanto emerso dagli atti, l’uomo, in un arco temporale che va dall’estate 2024 a settembre 2025, avrebbe sottoposto i familiari a continue minacce, episodi di violenza verbale e fisica, e richieste di denaro finalizzate all’acquisto di droga. I genitori, più volte, si sarebbero trovati costretti, sotto intimidazione, a consegnare somme di denaro, subendo anche danneggiamenti agli oggetti di casa e all’automobile.
Le testimonianze delle parti offese, considerate di particolare vulnerabilità per l’età e la condizione psicologica, sono state raccolte con modalità protette: i due anziani sono stati ascoltati senza poter vedere direttamente il figlio, che si trovava dietro un paravento in linea con le più recenti disposizioni in materia di tutela delle persone fragili nei processi per maltrattamenti in famiglia.
Difeso dall’avvocato Manfredi Biotti, l’imputato – presente in aula – ha ascoltato il racconto dei genitori, chiamati a ricostruire mesi di convivenza ormai divenuta insostenibile, tra minacce (“vi ammazzo tutti”, “vi farò ripagare tutto”), scatti d’ira e danneggiamenti (televisori rotti, sedie scaraventate, porte divelte). Stando alle contestazioni, il figlio avrebbe anche costretto il padre ad accompagnarlo nei boschi per l’acquisto di stupefacenti, talvolta sotto la minaccia di un coltello.
Il quadro delineato dalla Procura è grave: si parla di circa 20.000 euro sottratti ai genitori nell’ultimo anno, in una spirale di violenza e richiesta di denaro. Tuttavia, la fase dell’incidente probatorio, necessaria per cristallizzare le dichiarazioni delle vittime prima del processo, ha mostrato anche la dimensione umana di questa vicenda.
Al termine dell’audizione, infatti, è stato il giovane a chiedere di poter riabbracciare i suoi familiari. La giudice, dopo una breve pausa, ha accolto la richiesta. Così, protetti dalla presenza delle forze dell’ordine, genitori, figlio e sorella – accorsa in aula – si sono stretti in un abbraccio che ha spezzato per un attimo la tensione, portando commozione tra chi assisteva.
Un elemento importante riguarda il futuro prossimo dell’imputato: secondo quanto comunicato dal suo legale, l’uomo verrà inserito in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Si tratta di una scelta che potrebbe rappresentare l’inizio di un percorso di riscatto, sia personale che familiare.
La vicenda, che proseguirà con i successivi passaggi processuali, resta per ora una dolorosa testimonianza dei rischi connessi alla dipendenza da sostanze e alle sue devastanti ricadute nei rapporti domestici. Ma oggi, almeno per qualche minuto, la cronaca giudiziaria ha lasciato spazio anche alla speranza di una volontà di riconciliazione.