Antonio Ponte torna a parlare: "Il Siena, gli affari, la Durio: vi racconto le mie verità"

La prima fu un'esperienza unica. Sono alcuni dei ricordi più belli della mia vita" dice Ponte. "La Durio? Sbagliò chi mettersi intorno"

Di Redazione | 10 Aprile 2022 alle 14:00

Antonio Ponte è una figura importante nella storia recente del Siena calcio. Nato in Italia ma trasferitosi in Svizzera da giovanissimo, Ponte ha avuto esperienze come imprenditore e una carriera bancaria. E’ stato azionista del Siena dal 1999 al 2001 e ha successivamente fatto rinascere la società bianconera nel 2014 dopo il fallimento, vincendo il campionato di serie D con annesso scudetto di categoria.

Attualmente non ho più niente a che fare col calcio” dice Ponte, intervenuto ieri pomeriggio durante la trasmissione di Siena Tv “Minuto per minuto”. Sono tanti i ricordi che legano l’imprenditore alla città di Siena e alla squadra. “La prima fu un’esperienza unica – ricorda Ponte – Entravo nel mondo del calcio da imprenditore e fu un successo incredibile, che nessuno si aspettava. Sono alcuni dei ricordi più belli della mia vita“.

Ponte fu a capo anche della rinascita della Robur dopo il fallimento del 2014. “Riprendere da zero dopo il fallimento non fu facile, ma ebbi il coraggio di fare quel passo, ma avevo sottovalutato la situazione – racconta Ponte – Siena non era più quella di 20 anni prima, capii subito che non c’erano le possibilità per fare campionati vincenti. Quando capii che non c’erano i presupposti per il successo mollai”.

Da qui il burrascoso passaggio di proprietà ad Anna Durio, ed un addio abbastanza complicato soprattutto con i tifosi, così come lo era stato la prima volta nel 2001. “Capisco il tifoso che vede certe cose in un certo modo, non c’è rancore per nessuno. Preferisco ricordare la parte bella dell’esperienza senese. In ogni caso fu un’esperienza negativa dal punto di vista finanziario. Qualcuno dice che ho guadagnato la seconda volta: non è così” commenta l’imprenditore, che è stato successivamente in trattativa per l’acquisizione del Palermo.

Anna Durio probabilmente sbagliò a non voler fare le cose insieme – dice Ponte – Se lei avesse capito l’importanza della conoscenza del settore… Dare la società a un ragazzo come il figlio 20enne fu un grande errore. Ha sbagliato chi mettersi attorno. Nonostante gli sforzi finanziari che fece non arrivò a nessun tipo di traguardo”.

 



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