Questa mattina il Tribunale di Siena ha condannato a cinque anni di reclusione il liquidatore – originario di Monte San Savino – di una società in liquidazione della Valdichiana, ritenendolo responsabile di bancarotta fraudolenta. La sentenza è stata emessa dal collegio presieduto dal dottor Fabio Frangini, accogliendo in pieno la richiesta avanzata dal pubblico ministero Siro De Flammineis (che aveva chiesto però tre anni di reclusione) al termine di un’articolata istruttoria.
L’uomo, già noto per precedenti condanne relative a tre bancarotte e altri reati attinenti al patrimonio, aveva assunto la carica di liquidatore nel novembre 2012. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, durante il suo incarico non sono state tenute le scritture contabili obbligatorie previste dalla normativa fallimentare: risultavano mancanti il giornale di contabilità, il libro inventari, i registri Iva, la documentazione relativa a fatture e corrispondenza, oltre al libro dei beni ammortizzabili. L’omissione ha reso impossibile per il curatore fallimentare ricostruire sia il patrimonio della società sia la gestione amministrativa, aggravando la posizione debitoria e compromettendo la tutela dei creditori.
Il reato contestato è tra i più gravi previsti dalla legge fallimentare con particolare riferimento alla sottrazione e distruzione delle scritture contabili, che impedisce ogni forma di trasparenza sui movimenti societari.
La difesa ha sostenuto la tesi della gestione disordinata ma priva di dolo (anche se le risultanze processuali facevano trasparire una oggettività diversa), ricostruzione che non ha convinto il collegio giudicante, il quale ha ritenuto gli elementi probatori raccolti – tra cui la relazione del curatore fallimentare e la documentazione acquisita – pienamente sufficienti a dimostrare la responsabilità dell’imputato.
La pena, superiore alla media per casi simili, tiene conto della recidiva specifica e della gravità delle condotte reiterate nel tempo. Il condannato aveva già scontato in passato periodi di detenzione e affidamento in prova per fatti analoghi.
Andrea Bianchi Sugarelli