Beko, ipotesi Leonardo per la reindustrializzazione. I sindacati: “Non facciamo nomi senza certezze, rischiamo di compromettere le trattative”

Firmata la procedura di mobilità. Sindacati: “Ora risposte sulla reindustrializzazione”

Di Simona Sassetti | 26 Agosto 2025 alle 14:24

Beko, ipotesi Leonardo per la reindustrializzazione. I sindacati: “Non facciamo nomi senza certezze, rischiamo di compromettere le trattative”

Nella vertenza Beko si affaccia l’ipotesi Leonardo come potenziale reindustrializzatore. A rilanciare il nome è stato stamani il Corriere di Siena, ma i sindacati invitano alla cautela: “Prima di fare nomi servono elementi concreti – sottolinea Daniela Miniero (Fiom Cgil) – perché così rischiamo di bruciare possibili trattative. Il nostro compito è vigilare, tutelando i diritti dei lavoratori ed evitando speculazioni”. Massimo Martini (Uilm Uil), non nasconde come un arrivo di Leonardo potrebbe garantire “solidità strutturale e lavorativa, viste le sue dimensioni e la presenza già consolidata in Toscana”.  Ma, avverte, “il tema non è il nome: serve un soggetto credibile, in grado di dare garanzie occupazionali ai 299 dipendenti”.

Intanto questa mattina è stata firmata la procedura 223 che consente ai lavoratori di uscire volontariamente con accesso alla Naspi. “Al momento sono 14 i lavoratori usciti senza copertura della 223 – spiega Miniero -, altri 13 con la procedura. In totale parliamo di una trentina di lavoratori che oggi non fanno più parte della Beko e 14 ulteriori lasceranno a fine mese”.

“ La procedura 223 è un passaggio fondamentale – afferma Giuseppe Cesarano (Fim Cisl) – perché rappresenta l’unico ammortizzatore sociale. Ma la priorità resta il futuro, Siena merita risposte concrete, non propaganda, e dobbiamo lavorare tutti insieme per riportare lavoro sul territorio”.

Fra i lavoratori resta alta la tensione, come evidezia Martini: “A settembre l’azienda ridurrà un turno, con il rischio che alcuni lavoratori restino quasi a zero ore – aggiunge – . Per questo adesso sono spaesati e devono decidere del proprio futuro. Non possiamo lasciarli soli”.

I sindacati ribadiscono la necessità di tempi rapidi e di un percorso condiviso: “Il 2026 – avverte Cesarano – rischia di essere l’anno più difficile. Serve un piano concreto per Siena, adesso”.

“La produzione terminerà il 31 dicembre – conclude Miniero – non possiamo continuare a ragionare come se la fabbrica non fosse destinata alla chiusura. Abbiamo chiesto chiarezza sul percorso di reindustrializzazione, e il 17 settembre incontreremo l’azienda per avere aggiornamenti”.

Simona Sassetti

Nasce a Siena nel 1991, lavora a Siena Tv dal 2016. Ha scritto prima sul Corriere di Siena, poi su La Nazione. Va pazza per i cantanti indie, gli Alt-J, poi Guccini, Battiato, gli hamburger vegani, le verdure in pinzimonio. È allergica ai maschilismi casuali. Le diverte la politica e parlarne. Ama il volley. Nel 2004 ha vinto uno di quei premi giornalistici sezione giovani e nel 2011 ha deciso di diventarlo



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