Beko Siena: accordo con il Ministero ancora fermo, monta la preoccupazione dei lavoratori

I sindacati: "Richiesto incontro a Comune, Provincia e Governo"

Di Redazione | 28 Maggio 2025 alle 15:31

Beko Siena: accordo con il Ministero ancora fermo, monta la preoccupazione dei lavoratori

Monta la preoccupazione tra i lavoratori della Beko, ormai da mesi in un limbo in attesa che l’accordo sottoscritto al Ministero prenda forma. I sindacati locali di Fim, Fiom e Uilm hanno condiviso l’apprensione dei lavoratori con i vertici nazionali, che a breve chiederanno un nuovo incontro al Governo per capire lo stato dell’arte dell’intervento normativo specifico che consentirà l’applicazione di ammortizzatori sociali in un contesto di reindustrializzazione e non di cessazione definitiva dell’attività. Oltre al Governo, le parti sociali hanno chiesto un incontro anche agli enti locali, come Comune e Provincia di Siena.

“A più di un mese dalla firma dell’accordo – sottolinea Daniela Miniero, segretaria generale Fiom Cgil Siena – i lavoratori sono ancora in attesa della definizione degli ammortizzatori sociali che dovranno garantire copertura economica per il 2026 e il 2027. È indispensabile che l’ammortizzatore sia finalizzato alla continuità produttiva, non a una dismissione. Allo stesso tempo, sollecitiamo l’apertura delle procedure per l’incentivo all’esodo, richiesta da una parte dei lavoratori”.

“Abbiamo ribadito tre priorità – aggiunge Giuseppe Cesarano, segretario generale Fim Cisl Siena –: l’attivazione della mobilità volontaria, il decreto per la cassa integrazione con contratti di solidarietà, e l’apertura di un tavolo congiunto sulla reindustrializzazione. Abbiamo chiesto un coinvolgimento diretto anche del Sindaco per dare forza a queste richieste”.

“L’accordo del 15 aprile deve diventare operativo – conclude Massimo Martini, segretario generale Uil Uilm Siena –. Il governo si è impegnato a individuare un ammortizzatore sociale specifico per Siena, coerente con il percorso di reindustrializzazione del sito. Serve accelerare le procedure per i lavoratori che vogliono uscire e dare certezze a chi resta. Il presidio davanti allo stabilimento continua: non per contrastare l’azienda, ma per vigilare sull’attuazione dell’accordo. Ora tutti i soggetti coinvolti devono fare la loro parte, senza ulteriori ritardi”.



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