Lo scandalo nazionale del forum Phica.eu ha avuto un risvolto anche a Siena, dopo la scoperta di una sezione dedicata alle “modelline”. Foto rubate dai social, commenti sessisti e minacciosi, umiliazioni pubbliche: un archivio digitale che ha gettato nello sconcerto ragazze, famiglie e l’intera comunità. A spiegare le dinamiche criminologiche di un fenomeno che trasforma immagini private in strumenti di dominio e violenza, Anna Coluccia, criminologa, che individua nella mancanza di educazione digitale e di codici etici globali del web le falle principali da colmare.
“Viviamo in una società narcisistica ed esibizionistica. Assistiamo a una soddisfazione vicaria- spiega – l’uomo, pubblicando immagini intime, acquisisce un ruolo nel gruppo di riferimento maschile, diventando una persona invidiata. Ma in tutto ciò non dobbiamo mai dimenticare che le vittime sono le donne, e lo sono due volte: umiliate come persone e oggettificate come corpi”. Nel caso del gruppo facebook Mia Moglie per Coluccia c’è anche l’aspetto del tradimento della fiducia sentimentale che “rende questa violenza ancora più devastante. L’uomo espone la donna come un bene di proprietà, esattamente come potrebbe mostrare una macchina nuova – sottolinea-. È un processo che cancella la soggettività femminile e riduce la relazione a un gesto di potere e di dominio”.
Rispetto alla rivelazione dell’esistenza di una sezione dedicata alle “modelline di Siena”, che ha scosso famiglie e ragazze, per Coluccia si tratta di “una costruzione patologica di condivisione. La donna, famosa o comune che sia, viene inserita in un contesto umiliante, tra volgarità e commenti sessualmente espliciti. È la versione digitale di un voyeurismo di gruppo che sfrutta la tecnologia per amplificare il danno”.
Prevenzione e contrasto: l’urgenza dell’educazione digitale
Quali strumenti servono per fermare questa deriva? “Innanzitutto – evidenzia – manca un vero codice etico globale del web. Non possiamo pensare a normative solo nazionali: serve un quadro internazionale che tuteli i diritti umani anche nella dimensione digitale”. Ma il nodo centrale resta l’educazione: “Abbiamo un’enorme lacuna di educazione digitale. Occorre introdurre nei programmi scolastici non solo l’uso consapevole del web, ma anche l’educazione sentimentale e sessuale. Senza consapevolezza i rischi di deriva aumentano. Il gap culturale tra genitori e figli è enorme: spesso madri e padri non sono in grado di comprendere e gestire gli strumenti che i ragazzi usano quotidianamente. È fondamentale che la scuola e la famiglia affrontino insieme questo compito”.