Deve riaprire la nuova strada del palazzetto del Costone

Di Redazione | 26 Giugno 2016 alle 0:43

Deve riaprire la nuova strada del palazzetto del Costone

Il Ministero obbliga il Comune a riaprire la nuova strada del palazzetto del Costone

“Quella strada è da riaprire!” Così ha sentenziato il Ministero delle infrastrutture e dei lavori pubblici con un decreto ministeriale a firma del vice ministro Riccardo Nencini.

La strada in questione è quella limitrofa al Palazzetto del Costone, Via Giovanni XXIII, tratto terminale, che costeggia l’impianto sportivo di proprietà dell’Associazione Costone Ricreatorio Pio II, chiusa dal sindaco di Monteriggioni Raffaella Senesi tramite un’ordinanza che risale allo scorso 25 settembre.

La lunga querelle che ha visto contrapposti l’Associazione Costone e il Comune di Monteriggioni, per la chiusura di quel breve tratto di strada perimetrale al Palazzetto, è giunta così all’epilogo. L’ha spuntata dunque lo studio legale dell’avvocato Luana Garzia che per conto della stessa Associazione si era rivolto al Ministero presentando un ricorso gerarchico articolato nei minimi dettagli. In tutti questi mesi i legali del Costone hanno tentato tutta una serie di mediazioni, ma il Comune di Monteriggioni ha sempre risposto picche.

Il D.M. non lascia strada a diverse interpretazioni: ricorso accolto in toto e  quindi il Comune di Monteriggioni dovrà provvedere all’immediata riapertura del tratto stradale, a tutt’oggi sbarrato con dei blocchi di cemento. Il Costone da subito ha lamentato un disagio per la propria utenza, ma anche per gli aspetti prettamente logistici: per andare da una parte all’altra del Palazzetto (ingresso di fronte-lato posteriore) gli addetti ai lavori si vedevano costretti a fare una circonvallazione di oltre un chilometro, una situazione paradossale che ai più è sembrata subito ridicola e fuori luogo.

A questo punto però è necessario ricostruire brevemente i fatti: nel maggio del 2015 il Comune di Monteriggioni provvedeva a istituire, nonostante che il progetto nel suo insieme non fosse completato, una nuova viabilità nella zona Palazzetto in conseguenza all’apertura della rotonda di Via Toscana, situata all’inizio dell’SGC Siena-Firenze, ma il divieto di accesso in prossimità dell’impianto sportivo, che avrebbe dovuto impedire alle auto il transito verso Via Giovanni XXIII, veniva in alcune ore della giornata – in particolar modo la sera in concomitanza con il rientro – disatteso tanto che la Polizia Municipale si era vista costretta a inviare sistematicamente una pattuglia in zona per dissuadere i trasgressori a compiere l’infrazione. Ma è chiaro che questa situazione non poteva andare avanti nel tempo; alcuni abitanti della zona avevano protestato (agli atti il Comune ha però solo 2 esposti, ndr) l’Associazione Costone Ricreatorio Pio, tramite lo stesso presidente don Emanuele Salvatori, aveva cercato una mediazione con il sindaco Raffaella Senesi, proponendo l’installazione di una sbarra con foto-cellula che garantisse il solo senso di marcia verso il posteggio di proprietà del Palazzetto.

A questa richiesta, perorata anche dallo studio legale Garzia, la Senesi rispondeva con l’ordinanza (sbarramento di un segmento di strada di circa 15 metri). Costone, Palestra Accademia e Bar Groove si ribellavano a questa decisione, e tramite una conferenza stampa denunciavano la cosa all’opinione pubblica, chiedendo l’immediata riapertura della strada.

La risposta da parte del Comune fu quella di inviare in zona tutte le sere i vigili che a raffica eseguivano contravvenzioni agli automobilisti che sostavano anche per pochi secondi, per consentire ai propri figli di accedere all’impianto. Via Giovanni XXIII diventava quindi teatro di innumerevoli discussioni, risultando così ancor più congestionato. Inoltre, gli utenti del PalaOrlandi, non avendo sbocco al posteggio nel retro, tentavano a più riprese di individuare una sosta libera sia nella via che nella zona commerciale sottostante, con la conseguente protesta dei commercianti che vedevano occupati i propri spazi nei posteggi a loro riservati. Insomma una reazione a catena che alla fine scontentava tutti. Il Comune di per contro non dava segnali di cedimento, nonostante i vari tentativi di mediazione tentati dall’avvocato Luana Garzia e dal suo assistente avvocato Leandro Parodi; si arriva quindi con questa rigidità assoluta, fino al 20 di giugno con un Decreto Ministeriale che non lascia scampo a nessun altro tipo di interpretazione.

Il Comune di Monteriggioni ha comunque la possibilità di impugnare il provvedimento ministeriale, presentando entro 60 giorni il ricorso al Tar della Regione, ma visto il parere del Ministero, che si è avvalso del parere tecnico di periti appositamente nominati, le possibilità di ottenere un verdetto diverso sono davvero ridotte ai minimi termini, se non addirittura inesistenti. La logica migliore sarebbe proprio quella  di installare una sbarra con cellula fotoelettrica per risolvere così definitivamente la diatriba. E siccome di problemi che gravitano attorno a quell’area ce n’è fin troppi, forse un po’ di buon senso questa volta proprio non guasterebbe.

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