Figlia di Totò Riina e il marito accusati di estorsione: nel mirino anche un imprenditore senese

Coinvolto un imprenditore di Siena: pressioni e richieste di denaro, il Riesame dispone il carcere per la figlia del boss e il marito

Di Simona Sassetti | 27 Giugno 2025 alle 22:58

Figlia di Totò Riina e il marito accusati di estorsione: nel mirino anche un imprenditore senese

Una vicenda che intreccia cronaca giudiziaria e mafia lambisce da vicino anche il territorio senese. La Direzione distrettuale antimafia di Firenze ha ottenuto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Maria Concetta Riina, figlia del defunto capo di Cosa Nostra Totò Riina, e per il marito Antonino Ciavarello, accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di due imprenditori toscani, uno dei quali proprio della provincia di Siena.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Ros, i due avrebbero inviato per mesi messaggi e pressioni dai toni ambigui e minacciosi per ottenere denaro e regali, facendo leva sul proprio cognome e sulla pesante eredità criminale del capofamiglia Riina. In particolare, la figlia maggiore del boss avrebbe detto a un imprenditore: “Noi siamo sempre gli stessi di un tempo, le persone non cambiano”, frase interpretata dagli investigatori come una velata minaccia.

Il caso senese riguarda un imprenditore che, per timore di ritorsioni, avrebbe consegnato a Maria Concetta Riina una cesta di generi alimentari da 45 chili, del valore di circa 350 euro, e successivamente mille euro in contanti, recandosi persino a Roma per la consegna. Un secondo tentativo di estorsione nei confronti di un imprenditore del Pisano non sarebbe invece andato a buon fine: l’uomo si sarebbe limitato a offrire 200 euro, somma ritenuta «insoddisfacente» dagli indagati.

La richiesta di arresto avanzata dal pm Antonio Nastasi era stata inizialmente rigettata dal gip, che aveva considerato le minacce troppo fumose, leggendole come una sorta di “questua” legata alle difficoltà economiche dei Riina dopo la confisca dei beni decisa dai giudici di Palermo. Tuttavia, il tribunale del Riesame ha ribaltato la decisione: ha riconosciuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, l’aggravante del metodo mafioso e il rischio di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato, disponendo quindi la misura cautelare in carcere.

La misura non è ancora definitiva. Si dovranno attendere i tempi di un eventuale ricorso in Cassazione e le relative pronunce della Suprema Corte.

Il nome di Antonino Ciavarello non è nuovo alle cronache giudiziarie: nel 2024 era stato arrestato a Malta in esecuzione di un mandato europeo per due sentenze emesse dal tribunale di Brindisi. Detenuto a Rieti, avrebbe continuato a esercitare pressioni anche dal carcere, inviando messaggi all’imprenditore senese tramite cellulare. Sarebbe poi intervenuta la moglie con ulteriori richieste di denaro e con allusioni che hanno spinto la vittima a cedere.

Il caso conferma come le ombre della mafia continuino a estendersi anche lontano dalla Sicilia, colpendo il tessuto imprenditoriale di province apparentemente lontane da certi scenari.

Simona Sassetti

Nasce a Siena nel 1991, lavora a Siena Tv dal 2016. Ha scritto prima sul Corriere di Siena, poi su La Nazione. Va pazza per i cantanti indie, gli Alt-J, poi Guccini, Battiato, gli hamburger vegani, le verdure in pinzimonio. È allergica ai maschilismi casuali. Le diverte la politica e parlarne. Ama il volley. Nel 2004 ha vinto uno di quei premi giornalistici sezione giovani e nel 2011 ha deciso di diventarlo



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