In seguito alla notizia da noi pubblicata sull’iniziativa del Liceo Piccolomini, relativa allo schermo touch acceso nel corridoio, che ha fatto parlare molto di sé in questi giorni, pubblichiamo integralmente la nota stampa ufficiale dell’Istituto che interviene per fare chiarezza sulle finalità del progetto didattico, con le parole del Dirigente Scolastico Federico Frati. Potete consultare l’articolo di riferimento qui: https://www.radiosienatv.it/una-lim-per-seguire-la-global-sumud-flotilla-al-piccolomini-di-siena-un-segno-di-attenzione-e-spirito-critico/
Qui di seguito la nota stampa:
“In questi giorni si è discusso molto dell’iniziativa del Liceo Piccolomini riguardo allo schermo touch acceso nel corridoio, che mostrava la posizione della Flotilla nel Mediterraneo. Alcuni l’hanno interpretata come un atto politico o addirittura come un gesto contro lo Stato di Israele o la comunità ebraica. Voglio chiarire con fermezza che non era e non poteva essere questo lo scopo. Mi dispiace sinceramente per l’equivoco e, a chi si è sentito offeso, esprimo le mie scuse.
Il senso di quella scelta era un altro: proporre agli studenti uno spunto silenzioso, quasi casuale, per generare domande. Perché quelle navi si muovono verso la Palestina? Perché non possono portare aiuti? Quali regole internazionali sono in gioco? Non si trattava di dare risposte né di sostenere una tesi, ma di accendere in loro curiosità, riflessione, consapevolezza. La scuola è e deve restare luogo di accoglienza, di rispetto per tutti e di formazione alla cittadinanza, non di propaganda o ideologia.
Quest’anno i collegi docenti del Piccolomini e del Roncalli hanno scelto di lavorare proprio sullo spirito critico come competenza fondamentale. È la capacità che meglio difende la libertà individuale, tanto più in un’epoca in cui viviamo sommersi da informazioni spesso manipolate da algoritmi e interessi nascosti. Se un tempo la scuola serviva a emancipare dall’ignoranza, oggi deve emancipare dall’indifferenza, insegnando a leggere i segni del presente senza voltarsi dall’altra parte.
In questo senso, la Flotilla è stata solo un primo input: nei prossimi giorni sullo schermo passeranno anche mappe e immagini di altri conflitti, dall’Ucraina ad altri scenari di guerra. L’obiettivo non è schierarsi, ma stimolare nei ragazzi capacità di analisi, confronto e discernimento, fondamentali per un’educazione alla pace e alla cittadinanza democratica.
Non sarà un percorso semplice: gli educatori spesso si sentono impotenti di fronte a scenari così complessi, ma il peggiore consiglio è rinunciare. Al contrario, siamo convinti che coltivare spirito critico significhi, in prospettiva, difendere la democrazia stessa.
Per questo ringrazio chi vorrà dare spazio e sostegno a questo progetto: la scuola non può fare tutto da sola, ma può e deve essere accompagnata dalla comunità in cui vive.”
Inoltre riceviamo e pubblichiamo anche la lettera integrale firmata dal Dirigente Scolastico del Liceo E.S. Piccolomini di Siena, Federico Frati:
” Caro direttore, in questi giorni si è parlato molto, sui social di una iniziativa del Liceo Piccolomini che merita un chiarimento. Lo schermo touch acceso nel corridoio per indicare la posizione della Flotilla nel Mediterraneo è stato considerato un atto politico o un’azione rivolta contro lo stato di Israele o la comunità ebraica.
Come primo responsabile delle scelte educative della scuola voglio precisare che entrambe le cose vanno assolutamente escluse.
La scuola è un luogo in cui attraverso le discipline e la riflessione sulla realtà si costruisce la consapevolezza civica dei ragazzi. Il loro sguardo deve essere ampio e libero, non viziato dalle interpretazioni ideologiche precostituite degli adulti. A scuola tutto ciò che accade è politica solo nel senso della polis ovvero della cittadinanza comune, ma niente deve essere piegato ai dettami delle sponde politiche.
Inoltre a scuola tutti devono sentirsi accolti e rispettati. Per questo mi dispiace l’equivoco che si è generato di un’azione rivolta contro qualcuno e alle associazioni della comunità ebraica che si sono sentite offese, per prima cosa, voglio chiedere scusa.
Però credo che di un equivoco si tratti perchè il senso di questa pagina silenziosa aperta nel corridoio, sul percorso quotidiano e in genere distratto che i ragazzi compiono prima di entrare in classe, voleva essere completamente un altro.
Senza nessuna tesi da sostenere abbiamo pensato di fare accadere una cosa diversa, come semplice innesco di alcuni possibili “perché”?
- Perché hanno acceso la Lim sul corridoio?
- Perchè quelle navi si stanno dirigendo verso la Palestina?
- Perchè non possono portare soccorso a chi ne ha bisogno?
- Perché non possono raggiungere la costa senza violare regole internazionali? Quali regole possono prevalere in questo momento?
Livelli assai diversi di riflessione, personale prima che didattica, attraverso un input che non fornisce risposte ma chiama in causa, per gradi, intelligenza e sensibilità di ciascuno. È chiaro che il tema di bloccare aiuti umanitari indirizzati a chi sta morendo e la scelta dei volontari di esporsi e rischiare in prima persona è carico di una pregnanza emotiva particolare che può esortare gli studenti a guardare ai fatti del mondo sentendosene partecipi. Ma l’argomento è mezzo e non fine della proposta educativa.
Come sappiamo la scuola è importante per molte ragioni e risponde a molteplici bisogni, dovendo semplificare potremmo dire che per lungo tempo ha svolto il compito di emancipare le persone dall’ignoranza. Oggi crediamo che debba aiutare i nostri ragazzi ad emanciparsi dall’indifferenza. Deve raggiungerli con delle domande anche scomode per sviluppare il loro spirito critico e la loro consapevolezza di cittadini.
Proprio lo spirito critico degli studenti è stato individuato quest’anno dal collegio docenti del Piccolomini di Siena e del Roncalli di Poggibonsi come la competenza fondamentale su cui lavorare e siamo talmente certi del suo ruolo strategico per difendere la libertà di scelta individuale da inserire una nuova specifica voce nel registro elettronico. Attraverso i voti la scuola dà valore, i nostri studenti da quest’anno hanno un’indicazione ancora più chiara su ciò che più servirà loro in futuro.
Una buona scuola deve essere palestra di cittadinanza e democrazia, se un tempo la conoscenza difendeva i cittadini dagli abusi di chi voleva sfruttarne l’ignoranza, oggi potremmo dire, lo scenario si è ribaltato. Le strade della conoscenza sono infinite ma nessuna è più autorevolmente verificata, si registra un overload di informazioni che genera un inevitabile senso di confusione: dall’intelligenza artificiale alla guerra ibrida, l’infosfera in cui viviamo rischia di diventare il regno della manipolazione. Gli algoritmi ci dicono ciò che vogliamo sentirci dire o seducono per venderci prodotti o idee, conoscendo subdolamente i nostri gusti. Tutti questi elementi devono rappresentare un campanello d’allarme perché erodono poco a poco la nostra libertà personale e blandiscono il nostro consenso.
Esercitare lo spirito critico degli studenti significa, in una dimensione prospettica, difendere la democrazia. E la capacità di analisi, confronto e discernimento personale delle informazioni, è un valore da esercitare anche leggendo i segni del presente in modo diretto, da qui nasce l’input della Flotilla.
È una lotta del bene contro il male? Allora perché non siamo tutti d’accordo, e quando inizia il male?, quante facce ha, e il bene? Questi gli spunti per la riflessione didattica che potranno essere raccolti e sviluppati anche nell’ambito di un’educazione alla pace che quest’anno per alcune classi coinciderà con l’educazione civica tout court, seguendo l’esempio della sezione Rondine e l’invito del cardinale Lojudice ad inizio d’anno scolastico con lo striscione esposto alle finestre del palazzo arcivescovile. “noi crediamo nella pace” (lo diremo con le stesse parole).
Intanto nei prossimi giorni sullo schermo nel corridoio passeranno altre immagini mute, carte e diagrammi, che riguardano altri teatri di guerra a partire da quelle del conflitto in Ucraina, cariche di domande sul difetto di giustizia intorno a noi.
Non sarà semplice il lavoro da compiere, ma il senso di impotenza per gli educatori è un cattivo consigliere, ciascuno di noi può fare qualcosa raggiunta la consapevolezza necessaria. Proviamo a fondare dunque, quest’anno, sullo spirito critico l’azione di contrasto all’indifferenza e al il riflesso “umano troppo umano” che di fronte alla sofferenza porta a voltarsi dall’altra parte. Ringrazio chi vorrà dedicare spazio a questo progetto perché la scuola venga accompagnata nel percorso anche dalla sua comunità di riferimento.”