Innovativo studio senese sui nuovi bio-marcatori per quattro malattie neurologiche

Di Redazione | 12 Gennaio 2018 alle 9:19

Innovativo studio senese sui nuovi bio-marcatori per quattro malattie neurologiche

Collaborazione tra AouS e Università di Siena, Napoli, Montpellier e Hong Kong

Un innovativo studio potenzialmente in grado di aprire la strada a nuovi bio-marcatori per quattro malattie neurologiche. La ricerca, eseguita principalmente su pazienti con dati confermati anche su un modello animale, è stata appena pubblicata sulla rivista scientifica Free Radical Biology and Medicine. Grazie alla messa a punto di un’analisi tramite spettrometria di massa e alla sintesi, in laboratorio, di particolari specie molecolari, i ricercatori dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese e dell’Università di Siena, con i Dipartimenti di Medicina Molecolare e dello Sviluppo e di Scienze Mediche Chirurgiche e Neuroscienze, hanno individuato due nuove molecole della famiglia F4-Neuroprostani, importanti marker di danno ossidativo della membrana dei neuroni, in 4 specifiche malattie: Sindrome di Rett, Sindrome di Down, Spettro Autistico e Sclerosi multipla. Hanno partecipato al progetto anche gli atenei di Hong Kong, Montpellier e Napoli. 

“I nostri dati – spiegano il dottor Joussef Hayek, direttore dell’UOC Neuropsichiatria infantile, e il neonatologo dell’AOU Senese Claudio De Felice, autori dello studio insieme alla professoressa Cinzia Signorini – indicano come il danno ossidativo di biomolecole segua percorsi molecolari specifici, e come particolari molecole prodotte dal danno da radicali liberi siano direttamente correlate alla severità clinica di specifiche patologie neurologiche. Tra queste – aggiunge il dottor Hayek – troviamo anche l’autismo, una condizione particolarmente rilevante anche dal punto di vista sociale, visto che ad oggi non esiste ancora nessun bio-marcatore affidabile e replicabile. Con questo studio – concludono Hayek e De Felice -, abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti per potenziare la nostra capacità di diagnosi precoce, anche per una possibile migliore assistenza in futuro”.



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