La Asl Toscana sud est vicina ai “bisogni speciali” dei pazienti disabili

È attivo negli ospedali di Arezzo, Grosseto e Poggibonsi il programma regionale Pass ideato per facilitare l’accesso ai “Percorsi assistenziali per persone con bisogni speciali”

Di Redazione | 1 Dicembre 2022 alle 15:30

La Asl Toscana sud est vicina ai “bisogni speciali” dei pazienti disabili

Universalità ed equità di accesso ai servizi sanitari, questo è l’obiettivo del progetto regionale Pass. Effettuare un prelievo di sangue, una visita specialistica, un accertamento diagnostico, per chi ha una disabilità sia fisica che cognitiva può essere di base più difficoltoso e scoraggiante a causa di una serie di  complicanze che possono subentrare, le così dette barriere “invisibili”. Per questo motivo la Regione Toscana, prima in Italia a realizzarlo, ha messo a punto, in collaborazione con i coordinamenti delle associazioni per la disabilità, il programma Pass (Percorsi assistenziali per i soggetti con bisogni speciali), per adeguare l’offerta sanitaria in modo da migliorare i risultati di salute delle persone con disabilità.

In Asl Toscana sud est sono tre gli ospedali della rete Pass, uno per provincia: Il San Donato ad Arezzo, Il Misericordia di Grosseto e l’ospedale di Campostaggia. Un progetto che è stato possibile realizzare ed è tuttora in continuo aggiornamento e miglioramento grazie alla formazione dei professionisti che, nel prendere in carico il paziente, mettono in campo tutte le agevolazioni logistiche, assistenziali, organizzative possibili e personalizzate per facilitargli l’erogazione della prestazione.

“La sud est ha accolto a braccia aperte questo progetto, – commenta il direttore sanitario Simona Dei, – perché entrare in ospedale per visite e accertamenti è indubbiamente uno stress per tutti. Sicuramente la cosa peggiora quando è coinvolta una persona disabile e la sua famiglia. Per questo abbiamo individuato i referenti e i professionisti per prendere in carico gli accessi di chi ha dei bisogni speciali. È una iniziativa apparentemente semplice ma che mette in campo molte azioni. Sicuramente indispensabile perché coinvolge i più fragili, chi ha più bisogno di assistenza. È nostra responsabilità passare poi gradualmente dai percorsi attivati nei singoli ospedali ad una visione di insieme aziendale su questa delicata tematica”.



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