Un frammento prezioso della memoria visiva della città torna oggi a casa. All’Archivio di Stato di Siena è stata presentata la donazione dell’Archivio Zambon, l’imponente raccolta fotografica realizzata tra il 1953 e il 1958 da Francesco Zambon, all’epoca Segretario dell’Ente di Promozione del Turismo. Una collezione composta da oltre 800 diapositive a colori 6×9 e quasi 100 fotografie in bianco e nero, oggi completamente digitalizzate e conservate nelle collezioni pubbliche grazie a un progetto culturale curato da Luca Betti, in collaborazione con le nipoti Francesca e Marcella Zambon, la direttrice dell’Archivio Cinzia Cardinali, Tamara Pelucchini e Roberto Cresti.

A ricostruire la storia del ritrovamento è proprio Luca Betti, ideatore del progetto: “È tutto frutto della fortuna – racconta Betti –. Facebook a volte fa anche cose buone. Sono entrato in contatto con la signora Zambon, nipote di Francesco Zambon, che negli anni ’50 aveva realizzato queste immagini perché era segretario dell’ente di promozione del turismo. Sono foto che oggi ci stupiscono: venivano presentati come simboli di modernità un autobus parcheggiato dentro la Conchiglia, o addirittura un camion che pubblicizzava mangimi in Piazza del Campo. Ma ci sono anche immagini bellissime delle Contrade. Quando la signora Zambon mi ha detto che sarebbe stata felice di riportare a Siena le foto di suo zio, mi sono impegnato: le ho prese in carico, abbiamo scannerizzato tutto con l’aiuto dell’Archivio di Stato e oggi queste immagini sono protette, tutelate e a disposizione della città“.
La direttrice dell’Archivio di Stato, Cinzia Cardinali, sottolinea il valore della donazione per l’istituto.
“Come Archivio – spiega – siamo responsabili della documentazione storica e degli uffici periferici dello Stato, ma essere nel cuore della città ci attribuisce una missione ulteriore: arricchire il nostro patrimonio con documentazione che racconti il territorio, anche attraverso fotografie e materiali atipici. Oltre alla conservazione, per noi è fondamentale metterli a disposizione dei cittadini. Quando veniamo a conoscenza di patrimoni documentari di interesse pubblico, siamo sempre disponibili a trovare un accordo per assicurarne la tutela”.

Profonda e affettuosa la testimonianza delle nipoti, Francesca e Marcella Zambon, che hanno deciso di consegnare l’archivio alla città di Siena.
“Era naturale riportare qui queste fotografie – racconta Francesca –. Stavano bene a Siena, non a Vicenza. Noi non abbiamo figli e temevamo che questo patrimonio potesse andare perduto. Pubblicai una foto su Facebook, per caso, e mi arrivarono due righe da Luca Betti: mi chiese un contatto, ci siamo raccontati la storia… e abbiamo scoperto perfino che entrambi, mio zio e Luca Betti, erano della Chiocciola. Un segno“.
Anche Marcella parla di un percorso segnato da coincidenze fortunate: “La destinazione era chiara fin dall’inizio, non sapevamo come arrivarci. Poi, grazie ai social, Francesca ha conosciuto Betti e si sono riallacciati i fili della memoria. Si è chiuso un cerchio“.

La donazione dell’Archivio Zambon non rappresenta solo un gesto di tutela, ma un atto identitario. Le immagini, testimonianza del turismo degli anni ’50, della vita cittadina e delle Contrade, restituiscono a Siena e alla sua provincia uno sguardo d’epoca raro e potente. L’Archivio, ora digitalizzato e fruibile, diventa così patrimonio collettivo: un invito a scoprire, o riscoprire, una Siena inaspettata, tra modernità in arrivo e tradizioni radicate, fissata negli scatti di un tempo in cui anche un autobus in Piazza del Campo poteva sembrare “promozione turistica”.
