Un’opera letteraria di fine Ottocento che parla ancora ai giovani di oggi, un percorso artistico durato anni e il coinvolgimento diretto di decine di studenti: è stato completato “La via del male”, il film realizzato dagli studenti-attori del Liceo Scientifico Galileo Galilei di Siena, sotto la guida del regista Pablo Revello e con la collaborazione dell’associazione Astrolabio di Sinalunga e degli insegnanti dell’istituto.
Dopo il successo della rivisitazione di “Due famiglie” di Federigo Tozzi, il Galilei porta a termine un nuovo e ambizioso progetto, ispirato ai romanzi di Grazia Deledda, capace di raccontare sul grande schermo temi universali come il disagio, il conflitto interiore, le difficoltà e le passioni che attraversano l’età giovanile, dimostrando come la letteratura non abbia tempo.
Come spiegato dal regista Pablo Revello ai nostri microfoni, La via del male non è una semplice trasposizione cinematografica, ma un’opera articolata e stratificata.
“Si tratta di una trasposizione di due romanzi di Grazia Deledda, La via del male e Marianna Sirca. Il primo è un romanzo giovanile, scritto quando l’autrice aveva 25 anni, il secondo appartiene alla sua maturità. Il tutto è incastonato in un racconto cornice che ripercorre la vita di Grazia Deledda dagli inizi fino al premio Nobel per la Letteratura”.
Ne è nata una versione integrale di oltre sei ore, presentata e replicata all’interno della scuola, accanto a una versione ridotta di circa due ore, pensata per una diffusione più ampia. “Un lavoro reso possibile – sottolinea Revello – grazie alla disponibilità della dirigenza scolastica e dei docenti coinvolti, che hanno creduto nel valore educativo e culturale del progetto”.
Un aspetto centrale del progetto è stato il coinvolgimento attivo degli studenti non solo come attori, ma anche come ricercatori, scenografi e collaboratori artistici.
“Questi ragazzi – racconta Revello – hanno strumenti importanti per entrare nel lavoro di ricerca. Uno di loro ha persino ritrovato il testo originale della lettera di convocazione di Grazia Deledda per il Nobel a Stoccolma. La ricerca storica diventa così anche ricerca di sé”.

I personaggi e le voci degli studenti-attori
A vestire i panni della scrittrice sarda è stata Eleonora Saputo, protagonista del racconto cornice: “Ho imparato molto sulla figura di Grazia Deledda, una donna straordinaria. Ho origini sarde e sono particolarmente legata a lei anche per motivi familiari. Interpretarla è stato emozionante perché ho potuto unire la sua storia alla mia, cercando di rendere verosimile ciò che sappiamo e interpretando ciò che non è documentato”.
Un ruolo complesso, che ha richiesto sensibilità, studio e immaginazione per dare corpo a una figura storica di cui restano tracce parziali ma potentissime.
Anche Marco Minosi, interprete di Bantine Fera, figura quasi mistica e simbolica: “È un personaggio che compare raramente, come una visione. Dice pochissime battute in un’opera di sei ore, ma rappresenta un ideale di personaggio comunque centrale nella storia di Marianna Sirca“.
Francesca Sani ha invece interpretato Marianna Sirca: “È stato un lavoro lungo e intenso. Per interpretarla abbiamo fatto un grande lavoro di lettura e analisi dei testi. È stata una scoperta, non solo artistica ma anche umana. Un progetto durato quattro anni che ci ha fatto crescere e conoscere meglio“.
Federico Franceschelli ha dato volto a Sebastiano Sirca, personaggio cruciale per lo sviluppo della trama, e sottolinea il valore formativo dell’esperienza: “È stata un’esperienza a 360 gradi. Una sfida che ci ha fatto scoprire capacità nascoste, competenze artistiche e organizzative che non emergono nella normale vita scolastica. Questo progetto – conclude Federico – ci ha insegnato che ognuno di noi ha competenze nascoste. In poco tempo decine di ragazzi hanno sviluppato capacità artistiche, tecniche e creative che resteranno per il futuro”.
La via del male non è soltanto un film, ma un vero percorso educativo che ha permesso agli studenti di confrontarsi con la settima arte, con la letteratura italiana e con se stessi. Un esempio virtuoso di scuola che diventa laboratorio culturale, capace di unire passato e presente, studio e creatività, trasformando un grande classico della letteratura in un’esperienza viva, condivisa e profondamente attuale.