“Un figlio gay? Mi spiacerebbe. Una persona come me, eterosessuale, vuole che il figlio gli somigli. È come se venisse milanista”. Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, intervistato da Francesca Fagnani, per il programma ‘Belve’. Una frase che ha suscitato non poche reazioni. La dichiarazione non è sfuggita a nessuno, tantomeno all’associazione Arcigay.
“Vorremmo dire a La Russa che essere gay, trans, lesbiche, intersex e asessuali non è una disgrazia o una sventura ma è una condizione come tutte le altre, non c’è niente di cui dispiacersi se si ha un figlio o una figlia Lgbtq+ – spiega a Siena Tv il presidente Arcigay Natascia Maesi – non ci aspettavamo parole così dalla seconda carica dello Stato, sono parole che non favoriscono cultura dell’accoglienza. Questo perchè la nostra comunità ha sempre avuto una sguardo compassionevole, cui spesso si accompagna il disprezzo, e ciò provoca sofferenza: dovrebbe usare altre parole e messaggi, vista la carica che ricopre”.
Mesi ha evidenziato anche il report annuale sulla condizione delle persone Lgbti in Europa e in Asia: il 2022 è stato indicato come l’anno peggiore degli ultimi dieci, caratterizzato da un’impennata della violenza e del discorso d’odio, specie in ambiente politico e istituzionale. “In questo momento – ancora Maesi – non possiamo distinguere l’uomo dal ruolo istituzionale, anche alla luce del fatto che un rapporto ha stabilito come nel 2022 in Europa e Asia ci sia stata la violenza più forte nei confronti delle persone Lgtbq+, violenza che assume la forma dell’incitazione all’odio da parte di media, esponenti religiosi e politici. Ci aspettiamo un altro tipo di approccio” conclude.