Rimangono ancora dubbi sulla morte di Bruno Beatrice e la famiglia da tempo si batte per arrivare ad una verità definitiva. L’ex calciatore di Fiorentina e Siena (vestì la maglia bianconera all’inizio degli anni ’80) è uno dei casi sospetti. Beatrice morì nel 1987 a soli 39 anni per una leucemia fulminante e in molti hanno ipotizzato che l’uso di trattamenti medici sperimentali e massicci dosaggi di farmaci, somministrati senza un controllo rigoroso, abbiano avuto un ruolo determinante nel suo tragico destino.
Marco Casucci, consigliere regionale della Lega, da sempre, vicino alla famiglia di Beatrice e specialmente al figlio Alessandro che sta lottando affinchè la verità venga a galla e ci sia giustizia per tutti i parenti di giocatori deceduti, negli anni, in modo abbastanza misterioso, ha deciso di chiedere l’accesso agli atti. Lo ha confermato intervenendo stamani in diretta al “Buongiorno Siena”.
“Dal nostro punto di vista occorre che ci sia tutta la documentazione possibile per far emergere che la morte di Bruno non sia dovuta al trattamento con raggi X Roentgen presso il presidio ospedaliero di Camerata (Firenze). Per questo abbiamo presentato la richiesta di accesso agli atti: per conoscere le convenzioni del suddetto presidio con il presidio pubblico dell’epoca e con gli altri presidi ospedalieri fiorentini, l’elenco di coloro sottoposero al trattamento e quello di coloro che operarono nei reparti di cardiologia e fisioterapia di Camerata.
Il mio ruolo – ha aggiunto Casucci – è solamente istituzionale e di certo dovrà essere svolto nell’interesse esclusivo dei cittadini toscani. Se il mio lavoro andrà poi nella direzione di poter aiutare a riaprire un caso, che secondo me merita di essere chiarito, ne sarei particolarmente onorato”.