Dopo la pausa estiva, Sette Giorni è tornato in onda su Siena TV aprendo la nuova stagione con un tema centrale per l’attualità internazionale: il genocidio in Palestina e le mobilitazioni che in queste settimane hanno attraversato l’Italia.
In studio, Alice D’Ercole, segretaria generale della CGIL Siena, ha ripercorso la grande manifestazione del 3 ottobre, quando oltre diecimila persone – studenti, lavoratori e cittadini – si sono ritrovate a Siena per lo sciopero generale indetto dalla Cgil “in difesa della Global Sumud Flotilla, dei valori costituzionali e del popolo palestinese”.
“È il volto bello dell’umanità – ha detto D’Ercole –. Di fronte alle immagini di morte e distruzione, di bambini uccisi e ridotti alla fame, le persone hanno sentito il bisogno di reagire. Non è un conflitto tra due parti, ma lo sterminio di un popolo da parte di uno Stato criminale. Ciò che sta accadendo non può essere definito guerra: è un genocidio”.
La segretaria della CGIL ha ricordato che a risvegliare la coscienza collettiva non è stato solo il massacro a Gaza, ma anche l’attacco alla Global Sumud Flotilla, missione umanitaria con a bordo aiuti, acqua e un ospedale galleggiante, intercettata in acque internazionali dalle forze israeliane.
“È stato un atto gravissimo – ha spiegato –. Il diritto internazionale tutela le missioni di pace, ma i governi hanno taciuto, compreso il nostro. Cittadini italiani sono stati arrestati, picchiati, umiliati nel silenzio generale. Da qui è partito un movimento che ha unito milioni di persone in tutto il mondo: la società civile si è risvegliata, mentre la politica restava ferma”.
Durante l’intervista, D’Ercole ha replicato anche alle parole pronunciate dalla premier Giorgia Meloni, che nel comizio conclusivo della campagna elettorale toscana aveva paragonato “la sinistra italiana a Hamas”, accusando la CGIL di strumentalizzare il conflitto.
“Quelle parole sono pura propaganda – ha risposto D’Ercole –. I governi hanno avuto due anni per fermare il genocidio e non lo hanno fatto. Se oggi esiste una tregua, è merito del movimento che ha imposto al mondo di guardare Gaza. Non basta riconoscere lo Stato di Palestina a parole: servono atti concreti, come il blocco degli accordi commerciali e dell’invio di armi verso Israele”.
La segretaria ha poi collegato la questione palestinese alle disuguaglianze economiche e alla precarietà del lavoro in Italia:
“La presidente del Consiglio dice che gli italiani hanno problemi di lavoro: è vero, ma la responsabilità è di chi governa. Si investono 100 miliardi in dieci anni nella produzione di armi mentre i salari reali crollano, l’inflazione cresce e tre persone al giorno muoiono sul lavoro. Senza pace non esiste giustizia sociale, e la pace non si costruisce con un genocidio”.
La CGIL ha già annunciato una nuova mobilitazione nazionale per venerdì 25 ottobre, in difesa della pace, del diritto internazionale e dei diritti sociali.
“Tutte queste cose si tengono insieme – ha concluso D’Ercole –. Dove si spendono risorse per costruire armi invece che per la sanità, l’istruzione e le politiche sociali, le persone stanno peggio. E quando si sta peggio, si perde fiducia nella democrazia. Per questo continueremo a scendere in piazza: per la Palestina, per la pace e per la giustizia”.
La puntata integrale di “Sette Giorni” è disponibile on demand su Siena TV e su YouTube.