Pd, Valenti: "Campo largo? Il progetto ha subito uno stop con la caduta del Governo". E sul candidato: "No a primarie o morte" (L'INTERVISTA)

L'analisi del segretario Dem su elezioni politiche e amministrative

Di Redazione | 26 Luglio 2022 alle 20:25

Nella mattinata del 14 luglio le forze di centrosinistra a Siena annunciano ufficialmente il percorso di un campo largo progressista in vista delle elezioni amministrative 2023. La sera dello stesso giorno il Premier Draghi sale al Colle e annuncia l’intenzione di dimettersi. Strano scherzo del destino legato ad una data passata alla storia per la presa della Bastiglia. E, oltre due secoli dopo, non sarà una nuova rivoluzione francese, ma certamente una rivoluzione dei piani e delle alleanze in vista di due campagne elettorali che si preannunciano infuocate.
“E’ evidente che a Siena il campo largo che era stato ventilato ha subito uno stop – spiega il segretario provinciale del Pd Andrea Valenti -. Credo che i livelli, nazionale e locale, siano diversi. In ambito locale gli accordi si fanno tra persone piuttosto che tra sigle. Chiaramente quanto successo mette in dubbio un progetto ma, allo stesso tempo, dà la possibilità di rafforzarlo. Si partirà da chi ha sostenuto Draghi sicuramente con ampie possibilità di allargare”.

E’ dunque frattura coi 5 stelle anche per quanto riguarda le amministrative?

“Sicuramente il rapporto si è reso più complicato, è evidente. Nonostante gli sforzi che sono stati fatti per ricucire a livello nazionale con Conte che, secondo me, ha fatto anche un errore tattico dando una sponda a Fratelli d’Italia che coerentemente non era al Governo, ma anche alla Lega e Forza Italia. Configurando inoltre uno schieramento che non è più di centrodestra ma è di destra. E’ difficile in buona sostanza che le conseguenze non ci siano a livello locale; io sono per la trattativa fino in fondo e se su alcuni punti ci si può trovare con tutti quelli che stanno nel perimetro del centrosinistra. Di certo il processo ora è più complesso”.

E il nome di Valenti è sul tavolo dei papabili candidati per le politiche?

“Il nome sta girando e non può che riempirmi di orgoglio, persone mi chiamano e me lo chiedono. E’ assolutamente presto per dirlo anche se sembra assurdo dirlo a due mesi dal voto. Sto rifletttendo ma sono consapevole di una cosa: nemmeno un anno fa mi sono presentato alle iscritte e agli iscritti del Pd chiedendo loro di votarmi da segretario e loro l’hanno fatto. Quando questo avviene uno contrae un debito con la sua comunità e questi debiti vanno rispettati”.

Torniamo al campo largo per le amministrative, il progetto è ancora in piedi?

“Si, il progetto è ancora in piedi, il segretario comunale Roncucci sta interloquendo con molti altri rappresentanti politici. E’ chiaro che è una fase preliminare. Noi abbiamo detto che dopo il Palio di agosto avremmo fatto alcuni nomi e da quel momento si sarebbe focalizzata la campagna elettorale. Al di là dei partiti, poi serve una persona. Una figura di sindaco che queste idee le incarna. Io non escludo le primarie, come non escludo che ci possa essere una convergenza su un unico nome. A quel punto, avendo incarnato un progetto, faremo il passo successivo, che è quello del confronto diretto con i cittadini. Il fatto che questo coincida con la campagna elettorale non lo vedo come uno svantaggio. Mettere insieme queste iniziative può dare ai cittadini una proposta integrata di un futuro che sia quello di Siena che quello collettivo”.

Quanto è ancora in piedi il progetto delle primarie invece?

“Le primarie sono uno strumento statutario che il Pd ha, è uno strumento nostro, al quale siamo anche affezionati. Vediamo però. Per avere le primarie come minimo servono due nomi, e al momento non ne abbiamo. Solo dopo valuteremo se c’è la necessità o meno. Io non sono né per la linea “primarie o morte” né per escluderle a priori. Sono uno strumento da valutare, ma tutto si baserà dai nomi in pista e dalle legittime aspirazioni delle persone. Va bene anche sostenere le primarie che non sono avulse alla nostra storia di partito”.

Storia dove le primarie hanno spesso coinciso con fratture interne e spesso insanabili, è un rischio attuale?

“Sì, questo rischio lo temo. Spesso le primarie più che funzione di pre accordo svolgono la funzione di conta e questo è negativo. Servirebbe sempre la consapevolezza da parte di chi arriva secondo di mettersi a disposizione di chi arriva primo, non sempre succede. Le primarie non devono essere una conta interna, non sono un congresso, e per questo serve una forte maturità politica. Non possono essere uno strumento per dirimere i temi spinosi, ma uno strumento di partecipazione attiva per tuta la città. Non devono servire a far capire chi conta di più e chi conta di meno. A quel punto non sono più primarie”.

Cristian Lamorte



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