Per Giulia Cecchettin e per tutte le vittime Siena scende in piazza: "Se toccano una toccano tutte"

Di Simona Sassetti | 22 Novembre 2023 alle 15:18

La pioggia non ha fermato la rabbia della piazza che si è mossa anche a Siena per Giulia Cecchettin e per tutte le vittime di violenza. Ieri pomeriggio in Piazza Tolomei tanti striscioni hanno gridato rabbia, così come tanti sono stati i cori che hanno reso la piazza rumorosa. “Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”. Questa frase, ispirata a una poesia del 2011 della scrittrice peruviana Cristina Torres Cáceres, dopo essere stata postata da Elena Cecchettin, sorella di Giulia, la giovane studentessa 22enne di Vigonovo uccisa da Filippo Turetta il suo ex fidanzato, è diventata simbolo di lotta. Slogan dei sit-in organizzati dalle attiviste in varie città italiane che danno un’importanza diversa a questo 25 novembre.

Per questo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, celebrata da anni in tutte le città con panchine rosse, scarpe rosse ci sbatte davanti una verità dura: non bastano più i nastri rossi e le giornate ad hoc quello che serve è cambiare cultura. Perché si sta parlando di più di cento femminicidi in un anno. Si sta parlando di violenza fisica. Di violenza economica, di violenza psicologica. Violenze che non sono raptus, che non appartengono ai mostri ma che sono strumenti di potere. La radice del patriarcato è la “proprietà” dell’uomo sulla donna, la sua pretesa di considerarla e il potere di farne una cosa “sua” . La violenza di genere è cultura. E se è vero che serve fare eduzione fin dalle scuole è altrettanto vero che i numeri ci dicono che in media due padri per ogni classe hanno commesso violenza sulla partner o ex-partner. I numeri ci dicono che in Italia una donna su tre non ha un conto corrente personale. Un uomo che controlla o gestisce il denaro e le spese della propria compagna fa violenza economica, una via facile di accesso per quella psicologica e fisica. I numeri ci dicono che gli uomini uccidono per gelosia, per abbandono, quando non riescono a portare avanti l’esercizio di possesso, potere e controllo. E quindi cosa serve? Riflettere e far riflettere. Cambiare.

Sit-in sono stati fatti e verranno fatte in moltissime città italiane. Quando i riflettori sull’uccisione di Giulia termineranno, arriverà un domani. “C’è ancora domani“ in queste ore non è solo il film di Paola Cortellesi ma è un sentimento di ribellione, ma se non si agisce subito nella cultura per sradicare l’idea violenta e criminale del controllo e del possesso sul corpo e sulla vita delle donne, domani sarà sempre troppo tardi.

Simona Sassetti

Nasce a Siena nel 1991, lavora a Siena Tv dal 2016. Ha scritto prima sul Corriere di Siena, poi su La Nazione. Va pazza per i cantanti indie, gli Alt-J, poi Guccini, Battiato, gli hamburger vegani, le verdure in pinzimonio. È allergica ai maschilismi casuali. Le diverte la politica e parlarne. Ama il volley. Nel 2004 ha vinto uno di quei premi giornalistici sezione giovani e nel 2011 ha deciso di diventarlo



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