Portanova, l'arringa dell’avvocato in conferenza stampa. Interrotto il silenzio contro le motivazioni della condanna

Bordoni: "Ricorreremo in appello"

Di Redazione | 10 Marzo 2023 alle 19:45

Portanova, l'arringa dell’avvocato in conferenza stampa. Interrotto il silenzio contro le motivazioni della condanna

Gabriele Bordoni, avvocato di Manolo Portanova, è intervenuto in conferenza stampa al fianco del centrocampista del Genoa, condannato a 6 anni di reclusione in primo grado con l’accusa di violenza sessuale di gruppo, per fare chiarezza sulla situazione che riguarda il suo assistito:

“Manolo ha subito da questa vicenda tutto quello che sappiamo. Manolo, cittadino italiano, chiede al suo difensore perché non è stato preso in considerazione tutto quello che abbiamo presentato. Nella sentenza nessun elemento è stato minimamente considerato, non contraddetto, se fosse stato contraddetto me ne sarei fatto una ragione e avrei imposto a Manolo e a Daniele quel silenzio che fino a oggi c’è stato e avrei dato le stesse prove ai giudici di appello. Nel momento in cui non ho avuto il piacere di leggere nemmeno una riga di replica a tutto ciò che avevamo fatto, mi sono sentito poco rispettato e frustrato.

L’imputato è non colpevole fino al terzo grado di giudizio e deve essere rispettato. Anche il difensore va rispettato. Io sono sempre dell’idea che nel confronto, è un’opzione felice rivedere la propria opinione. Ma quello che abbiamo detto non è stato preso in considerazione, c’è frustrazione e non so come replicare. L’appello che presenteremo è già scritto perché dovrò contraddire le pochissime pagine della sentenza ricevuta e andrò a riproporre tutto quello che avevo già portato al giudice di primo grado. Una mole enorme di documenti che purtroppo non sono stati presi in considerazione.

Le pagine del giudice sembrano non voler dialogare. Io ho fatto vocazione di lealtà e non posso venire meno alla lealtà verso me stesso. Bisogna partire dal presupposto che il più delle volte possano essere delle incomprensioni a portare una serata normale in un’altra situazione. La ragazza ha assunto ex post che il consenso non ci sia stato. Tra i tanti messaggi ce ne erano alcuni che ci sembravano significativi. La stessa ragazza nelle ore immediatamente successive alla serata chattando diceva di non aver mai espresso un consenso, di non essersi mai opposta e di non aver saputo gestire la situazione.

Le sentenze sono pubbliche, chiunque può leggerle. Io ho sempre pensato che si dovesse partire da quel punto per approfondire e capire cosa fosse accaduto nella mente di questa ragazza fino al cambio e al dire ‘io ho manifestato dissenso’. Nella sentenza leggiamo che il dissenso è stato manifesto e protratto sempre, ma non è così. Non lo dico io, lo dice lei in quei messaggi. Questo era l’aspetto su cui noi ci eravamo impegnati per mesi, ma non è stato preso in considerazione. Io non amo difendere chi fa del male al prossimo e chi mi prende in giro”. “Quando andai a trovare Manolo la prima volta, non fui per nulla tenero. Penso di aver sviluppato una buona capacità per capire chi mi mente, lui mi ha detto le stesse cose che ha poi ripetuto in tutte le sedi. Rimane la parola modificata nel tempo di questa ragazza che dice ‘No a un certo punto io ho manifestato il dissenso’.

Allora andrebbero fatte delle verifiche per capire la veridicità di questa unica voce narrante che ha cambiato la sua versione nel tempo non si sa per quali motivazioni. Anche su questo punto abbiamo lavorato tanto. Non vorrei andare sullo specifico. Alcuni temi sono emersi, non sulla sentenza. Alcuni modi di porsi di questa ragazza dovevano essere oggetto di una valutazione. Noi abbiamo portato parecchi argomenti e nessuno è stato contraddetto. Il gioco tra la vita e la morte e parlo di vita e di morte perché alcune condanna sono una sorta di morte civile. Quando il confine tra il rosso e il blu è dato da un accenno, da una parola, è necessaria un’analisi profonda e che gli argomenti portati siano analizzati. Non ci hanno contraddetto, è evidente quindi che il silenzio deve rompersi. Questo nostro incontro, per quel che vale, serve per non far passare Manolo e il suo difensore per due pusillanimi che non hanno contraddetto nessuna accusa. Noi lo abbiamo fatto, ma nessuno ci ha ascoltato”.

L’avvocato prosegue con le motivazioni: “Io avevo già terminato la stesura della mia difesa. Non amo essere verboso e non amo scrivere troppo e lì avevo già scritto tanto. Per un caso che io riporto alla fortuna, nel rileggere le dichiarazioni rese dalla giovane alla propria consulente e psicologa, avevo notato alcune espressioni che non mi sembravano appartenere al lessico di quella ragazza, che avevo imparato a conoscere. Non mi sembrava che quelle espressioni si riportassero alla ragazza. Mi è venuto in mente che i giovani hanno l’abitudine di cercare informazioni in rete. Ho messo all’opera i miei giovani collaboratori, dopo un po’ di ore un giovane avvocato mi porta un comparativo. Da una parte c’è la dichiarazione della ragazza, dall’altra l’articolo pubblicato nel 2016 da una giovane che nel 2015 aveva subito violenza sessuale negli Stati Uniti. Se ci si fosse limitati a ispirarsi, però se vado a copiare parola per parola, espressione per espressione, addirittura dei dati di fatto, che a questo punto non so se sono vero. Ho ritrovato anche gli stessi insulti fatti all’avvocato americano con solo il mio cognome cambiato. Erano cose vissute da un’altra ragazza negli Stati Uniti anni prima. Allora si dirà, si può aprire un dibattito su questa cosa. Ma questo dato non è stato preso in considerazione, la questione quindi rimane”.



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