Processo al “guru di Montepulciano”: giornata chiave a porte chiuse in tribunale

Lunghe arringhe e confronto serrato nella sala Bachelet di Siena. La sentenza attesa tra fine dicembre e i primi mesi del 2026.

Di Redazione | 22 Ottobre 2025 alle 22:00

Processo al “guru di Montepulciano”: giornata chiave a porte chiuse in tribunale

Si è svolta oggi, nella sala d’udienza “Bachelet” al terzo piano del Palazzo di Giustizia di Siena, una lunga e delicata giornata processuale nel procedimento contro Andrea Paolini, il presunto “guru di Montepulciano”. Fino a poco prima delle 17, a porte chiuse – misura adottata per la natura particolarmente sensibile dei reati contestati e per tutelare la riservatezza delle presunte vittime – si sono susseguite le arringhe degli avvocati delle Parti civili, Mauro Cesaroni ed Eleonora Meioli dello studio Gonzi, nonché di uno dei difensori dell’imputato, avvocato Luigi Paganelli.

In aula, davanti al collegio presieduto dal giudice Fabio Frangini e al pubblico ministero Silvia Benetti (che ha richiesto una pena pari a sei anni e dieci mesi, chiedendo però allo stesso tempo l’assoluzione per sette capi d’imputazione collegati a determinati episodi di violenza, oltre che per un ottavo capo, relativo all’esercizio abusivo della professione, che risulta prescritto. In origine, le imputazioni sottoposte al giudizio erano diciassette. Un’accusa particolarmente pesante, quella di riduzione in schiavitù, era già stata archiviata al termine delle indagini preliminari. Le persone offese coinvolte nel procedimento sono undici, tra cui anche tre uomini), il confronto è stato serrato e denso di richiami a testimonianze, intercettazioni e ricostruzioni dibattimentali. La prossima udienza è fissata per il 17 novembre, quando anche l’avvocato Michele Vaira prenderà la parola in difesa dell’imputato per l’ultima arringa. La sentenza, salvo sorprese, è attesa in una nuova udienza ipotizzata per il 4 dicembre 2025, mentre per la motivazione si dovrà attendere il 2026.

Il procedimento, iniziato nel 2020, ruota attorno alla figura di Paolini, fondatore dell’associazione Nautilus Xenolid, accusato di violenza sessuale, esercizio abusivo della professione di psicologo e medico, come pure di maltrattamenti, avendo asseritamente creato un clima di totale soggezione fra i partecipanti ai suoi corsi.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Paolini avrebbe attirato persone in condizioni di fragilità psicologica promettendo “energia positiva” e guarigioni miracolose. La realtà, secondo l’accusa, era fatta di manipolazioni e pressioni, funzionali a richieste di denaro e di rapporti sessuali imposti, che ha coinvolto almeno undici vittime, tra cui anche alcuni uomini.

Le indagini avevano avuto inizio grazie alla denuncia di una madre, insospettita dal cambiamento improvviso del figlio e da sue spese associative di circa ottomila euro.

Da lì, la squadra mobile e la sezione anti-sette hanno ricostruito anni di attività e raccolto testimonianze di chi aveva frequentato i corsi, pagato fino a 1.500 euro per presunti percorsi di crescita e si era trovato coinvolto in un sistema di dipendenza psicologica e materiale.

Oggi la difesa, nella sua arringa, ha insistito sull’approfondimento delle testimonianze svolto in aula. L’avvocato Paganelli ha evidenziato a Radio Siena Tv: “In questo processo i testimoni sono stati messi nelle condizioni di riferire molte più cose rispetto a quanto emerso nei verbali raccolti durante le indagini preliminari. In aula è emersa una situazione molto diversa rispetto agli interrogatori svolti dagli inquirenti, che erano stati condotti senza una completa narrazione dei fatti”. La difesa ha inoltre sottolineato come “tutti i soggetti coinvolti siano stati ascoltati in modo approfondito, permettendo al Tribunale di acquisire elementi valutativi nettamente superiori”.

Un aspetto centrale della sua arringa ha riguardato le intercettazioni telefoniche: “Abbiamo ascoltato tutte le telefonate, anche quelle che non erano mai state trascritte prima. Questo ha permesso di ricostruire passaggi fondamentali rimasti fuori dalle prime indagini”, ha sostenuto Paganelli.

Paolini, che ha sempre respinto ogni accusa e rivendicato la propria attività di naturopata, continua oggi a lavorare nella vigna di famiglia. Per alcuni degli stessi capi di imputazione la sua ex compagna é già stata condannata in altro procedimento.

Il processo resta adesso in attesa delle ultime udienze per chiarire quanto la mole di materiale raccolto – fra video, intercettazioni e testimonianze dirette – sia riuscita a ricostruire con precisione il confine tra suggestione, abuso di ruolo e responsabilità penale.

Andrea Bianchi Sugarelli



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