Processo Torture a Ranza, in aula un detenuto che assistette alla violenza. "Il tunisino fu massacrato"

"Un'aggressione ingiustificata, ancora oggi ho paura". L'uomo ha poi raccontato i mesi di inferno vissuti nel carcere: "una settimana dovetti stare nudo in cella, tentai di uccidermi, non ce la facevo più"

Di Redazione | 4 Novembre 2021 alle 19:13

Processo Torture a Ranza, in aula un detenuto che assistette alla violenza. "Il tunisino fu massacrato"

È continuato oggi al Tribunale di Siena il processo a carico di 5 agenti di Polizia Penitenziaria del carcere di Ranza (San Gimignano), accusati di lesioni aggravate, falso ideologico e torture in relazione al presunto pestaggio di un detenuto tunisino durante un trasferimento di cella, nell’ottobre 2018. Dopo le educatrici e la direttrice del carcere, è stata la volta in aula di un uomo attualmente recluso al carcere di la Spezia, al momento dei fatti ristretto nel settore di media sicurezza dove avvenne l’aggressione. Accompagnato da tre guardie, in un lungo e faticoso esame, dove non sono mancati i momenti di tensione, il detenuto (in carcere da 18 anni) ha parlato dell’aggressione, che sarebbe avvenuta di fronte alla sua cella, confermando che il tunisino venne “massacrato” senza umanità, tra botte, calci e insulti. Una violenza ritenuta ingiustificata, tanto che aiutò gli altri reclusi a segnalare quanto avvenne con delle lettere inviate a tribunale di sorveglianza e Procura.

L’uomo ha parlato poi dei rapporti sempre tesi con la polizia penitenziaria e della detenzione di San Gimignano come di un periodo assolutamente da cancellare, tanto da commuoversi alle domande sulla vita difficile all’interno della casa circondariale, dove è stato per 8 mesi in isolamento, di cui una settimana addirittura nudo in cella. La disperazione per le condizioni patite lo portó al punto di tentare il suicidio.

C.C



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