A quarant’anni dal grande “Progetto Etruschi”, la Regione Toscana torna a riflettere sul valore del patrimonio archeologico e sul ruolo dei musei locali come presidi culturali e civici. A Firenze, all’interno di Palazzo Strozzi Sacrati, si è svolto il convegno “Musei locali e territorio. 40 anni dopo il Progetto Etruschi”, organizzato da Regione Toscana insieme ad Anci Toscana e AMAT (Associazione Musei Archeologici della Toscana).
Una giornata di approfondimento che ha riportato l’attenzione su un progetto che negli anni Ottanta rappresentò una svolta nel modo di intendere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio etrusco. Al centro, oggi come allora, il rapporto fra istituzioni, comunità e territorio; ma anche le trasformazioni normative, le nuove sfide gestionali, l’evoluzione dei pubblici e la necessità di ridefinire i ruoli dei musei civici, come la Fondazione Musei Senesi, al centro di questo patrimonio.

Giani: “La civiltà etrusca è nel DNA della Toscana. Guardiamo al 2029 come nuovo anno degli etruschi”
Grande spazio, durante le interviste a margine del convegno, è stato dedicato al futuro della valorizzazione etrusca. Il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha proposto di guardare al 2029 come a una nuova tappa simbolica: “A 2.500 anni dal culmine della civiltà etrusca – ha detto – è il momento di riproporre un grande ‘Anno degli Etruschi’. Questa civiltà è per la Toscana un elemento identitario profondo, quasi un DNA culturale. Sono i nostri veri antenati e la loro influenza si estendeva su metà della penisola italica”.
Giani ha auspicato un percorso condiviso, in continuità con ciò che la Regione sta già programmando: mostre di grande rilievo e una rete di iniziative con musei e città etrusche. “Serve una programmazione da qui ai prossimi quattro anni per arrivare pronti al 2029”.

Manetti: “Quel progetto cambiò il paradigma: ora serve rilanciare e coinvolgere ancora di più i territori”
L’assessora regionale alla cultura Cristina Manetti ha sottolineato come il Progetto Etruschi del 1985 abbia rappresentato un modello innovativo per la gestione del patrimonio archeologico. “Non si parlava più soltanto di conservazione – ha spiegato – ma di una valorizzazione che coinvolgesse davvero il territorio, le comunità, non solo gli studiosi. È stato un successo enorme e oggi abbiamo il compito di rilanciare quel modello, proiettandolo nel futuro. Da oggi prende avvio una serie di iniziative che toccheranno tutta la Toscana. Riscoprire gli etruschi significa riscoprire le nostre radici, offrire nuove opportunità culturali e turistiche e far crescere l’identità delle comunità”.
Significativo anche il focus dedicato ai musei partecipativi e ai nuovi pubblici, mentre la chiusura ha riguardato la valorizzazione del patrimonio etrusco con testimonianze, ricordi di figure di riferimento e la presentazione di nuovi strumenti digitali, tra cui il portale “Archeologia degli Etruschi” e i virtual tour dei musei archeologici toscani.