Santa Maria della Scala di Siena, due giornate di studio dedicate a Italo Calvino

La due giorni ha indagato il rapporto che il celebre scrittore ha intrattenuto con le arti figurative, oltre che sulla rappresentazione del paesaggio e sulla descrizione nella sua narrativa, oltre che il legame artistico con Fausto Melotti

Di Redazione | 13 Marzo 2024 alle 19:45

Due giornate di studio e approfondimento su Italo Calvino per scoprire di più sul rapporto che il celebre scrittore ha intrattenuto con le arti figurative, oltre che sulla rappresentazione del paesaggio e sulla descrizione nella sua narrativa. Sono questi i temi affrontati nel convegno “Per immagini. Arte, paesaggio e scrittura in Italo Calvino” al Santa Maria della Scala di Siena, rganizzato da Riccardo Castellana, professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea all’Università degli Studi di Siena.. Le due giornate si uniscono alla mostra curata da Michela Eremita “Fausto Melotti. In leggerezza. Un omaggio a Italo Calvino”, inaugurata lo scorso 7 dicembre al Santa Maria della Scala e in programma fino al prossimo 7 aprile.

Oggi la giornata di studio ha focalizzato l’attenzione sui rapporti tra Italo Calvino e le arti figurative, privilegiando le figure di artisti amici e ispiratori come Fausto Melotti e Giulio Paolini, ma indagando anche sulle scelte grafiche di Calvino editore e sulle interpretazioni visive delle Città Invisibili.

“Al Santa Maria Calvino è morto nel nostro meraviglioso pellegrinaio, ma il nostro vuole essere un modo per ricordare il suo prodotto editoriale che ha accompagnato la storia di tutti noi – spiega la direttrice della Fondazione Santa Maria della Scala, Chiara Valdambrini – abbiamo voluto parlare di Calvino attraverso la corrispondenza, l’intesa e l’amicizia con Fausto Melotti, il convegno suggella ulteriormente quello che è stata avviato nella mostra ‘in leggerezza”.

“La vita di Fausto Melotti dagli anni sessanta è stata legata indelebile ai testi di Calvino, si sono influenzati vicendevolmente, questo è un aspetto che la mostra fa emergere” nota Edoardo Gnemmi, fondazione Melotti.

 



Articoli correlati