Sfruttamento del lavoro ed intermediazione illecita: finisce in carcere un impresario pakistano titolare di un’impresa di servizi agricoli a Rapolano Terme, accusato di aver impiegato 8 lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno, in condizione di sfruttamento e degrado. A metterlo in manette sono stati i militari dell’Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza, che hanno applicato sotto la direzione della Procura di Siena, anche un sequestro reale preventivo di 27mila euro e della ditta finita nel mirino. Come detto all’uomo si contesta l’impiego di lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno, e un concorso in sostituzione di persona e falsa attestazione ad un pubblico ufficiale sull’identità
L’operazione ha preso avvio da una attività investigativa portata avanti, a partire dal luglio 2024, dai Carabinieri del Nucleo dell’Ispettorato del Lavoro di Siena congiuntamente ai Carabinieri del Nucleo Forestale di Rapolano, all’esito di una ispezione eseguita dagli stessi militari presso un cantiere per l’installazione di un impianto fotovoltaico, a Rapolano Terme, nel corso della quale erano state contestate alcune violazioni della normativa in materia di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro anche nei confronti dell’impresa dell’indagato.
L’attività investigativa successiva – spiegano gli inquirenti – eseguita sotto la direzione della Procura della Repubblica di Siena, ha consentito di compendiare un quadro indiziario (attraverso dichiarazioni testimoniali, servizi di osservazione e pedinamento, telecamere, ecc…) nei confronti dell’indagato, un cittadino di origini pakistane residente a Rapolano Terme titolare di una impresa individuale per servizi in agricoltura e di una società a responsabilità limitata, che ha portato poi alla proposta di emissione della misura cautelare personale e reale.
L’ipotesi di reato più grave che viene contestata all’indagato, come sottolineano sempre gli investigatori, è l’impiego di manodopera (almeno 8 cittadini stranieri sono stati identificati nel corso delle ispezioni) a condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno, con particolare riferimento alla corresponsione di un salario inferiore a quello previsto dalla contrattazione collettiva, a turni lavorativi estenuanti (da 12 a 14 ore al giorno e senza giorno di riposo settimanale), a violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (mancanza di dispositivi di protezione individuale, formazione di corsi sulla sicurezza, sorveglianza sanitaria, piano operativo di sicurezza sul cantiere), a situazioni alloggiative degradanti, a metodi di controllo e sorveglianza dei lavoratori degradanti (come il trasporto presso i luoghi di lavoro nel cofano dei veicoli aziendali per eludere i controlli).
Inoltre, all’indagato, sottolineano ancora Carabinieri e Fiamme Gialle, viene contestato anche il reato di impiego di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno e concorso in sostituzione di persona e falsa attestazione ad un pubblico ufficiale sull’identità, poiché in qualità di datore di lavoro avrebbe occupato alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno e avrebbe indotto gli stessi a dichiarare false generalità nel corso dei controlli dei Carabinieri presso i luoghi di lavoro e a mostrare fotografie digitali di documenti di identità di altri cittadini extracomunitari regolarmente soggiornanti sul territorio dello Stato.