Si è aperto questa mattina, 17 ottobre 2025, nella sala “Vannini” del Tribunale di Siena, il processo che vede imputato un sottufficiale dei Carabinieri in servizio nella Valdelsa per fatti risalenti al novembre 2020. La vicenda, che ruota attorno al rapporto tra un giovane cittadino della provincia di Siena e il militare in servizio in quel periodo, è ora al centro di un dibattimento che si preannuncia complesso e particolarmente atteso.
Le accuse e la ricostruzione dei fatti
Secondo quanto ricostruito dall’ordinanza di rinvio a giudizio, il sottufficiale – difeso dall’avvocato Giulio Pezone del Foro di Siena – deve rispondere di una serie di ipotesi di reato tra cui lesioni personali, perquisizione arbitraria e falso ideologico. In particolare, il pubblico ministero, vice procuratore onorario Alberto Bancalà, contesta al militare di aver ecceduto nei suoi poteri durante la gestione di una notifica di sospensione della patente nei confronti di un ragazzo, presentatosi in caserma accompagnato dalla madre. Secondo la ricostruzione dell’accusa, il sottufficiale avrebbe più volte intimato al giovane di consegnare la patente e di svuotarsi le tasche, anche paventando sanzioni amministrative e una denuncia per false dichiarazioni. Non avendo con sé il documento, il ragazzo avrebbe spiegato di essere disposto a consegnarlo entro i termini di legge. Tuttavia, il militare avrebbe tentato ripetutamente di procedere a una perquisizione personale senza le necessarie formalità, arrivando a introdurre le mani nelle tasche del giovane, che cercava di sottrarsi all’atto. Da qui, secondo l’accusa, sarebbero nate colluttazioni che avrebbero causato al ragazzo lesioni giudicate guaribili in cinque giorni dopo un consulto al pronto soccorso. Sempre secondo il capo di imputazione, il militare avrebbe trattenuto il giovane all’interno degli uffici della caserma per circa un’ora, nonostante le insistenti richieste di poter lasciare i locali. L’intervento della madre, che sarebbe accorsa dopo essere stata avvisata telefonicamente, non avrebbe sbloccato la situazione: anche lei avrebbe chiesto di poter andare via, trovando però un diniego da parte dei militari, che avrebbero sostenuto la necessità di attendere l’arrivo dell’autorità giudiziaria. Ulteriori tensioni sarebbero nate quando il ragazzo, durante una conversazione telefonica nella quale riferiva di essere stato aggredito, sarebbe stato fisicamente interrotto dal comandante, rovinando sulla scrivania dell’ufficio. Infine, il sottufficiale è chiamato a rispondere anche di falso ideologico: secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe redatto un’annotazione di servizio non veritiera, nella quale si attribuiva al ragazzo un comportamento autolesionistico, in palese contrasto con quanto emerso dalle prime indagini.
Le testimonianze e il dibattimento
L’udienza odierna, presieduta dal giudice Alessandro Maria Solivetti Flacchi, ha visto l’ascolto della parte offesa, della madre e di una terza testimone presente in caserma nel giorno dei fatti. Sono state inoltre acquisite le sommarie informazioni della dottoressa che aveva refertato il giovane al pronto soccorso e dell’avvocato che era stato contattato subito dopo l’accaduto. I difensori della presunta vittima, avvocati Alessandro Betti e Giulia Salvini, hanno seguito da vicino la ricostruzione della giornata, mentre la difesa del militare, rappresentata dall’avvocato Pezone, ha condotto il controesame dei testimoni. In aula, il giovane ha ricostruito la sequenza degli eventi avvenuti in caserma, spiegando di aver subito una serie di pressioni da parte del sottufficiale per la consegna della patente, che non aveva con sé. Ha descritto un clima teso, culminato in un alterco fisico durante il quale avrebbe riportato una contusione alla testa. Il ragazzo, che registrò con un vocale tutta la vicenda, ha inoltre riferito di essere stato minacciato di denuncia e di aver subito tentativi di sottrazione del telefono mentre cercava di comunicare all’esterno quanto stava accadendo. La madre ha confermato la versione del figlio, raccontando di essere intervenuta per proteggerlo e di aver chiesto ripetutamente di poter lasciare la caserma, richiesta non accolta dai militari presenti. Una terza testimone ha aggiunto ulteriori particolari sulla dinamica dei fatti. Le sommarie informazioni della dottoressa del pronto soccorso e dell’avvocato sono state invece acquisite agli atti.
I prossimi passaggi
Al momento sono stati ascoltati i testimoni più direttamente coinvolti nella vicenda. Il processo, che proseguirà con le ulteriori audizioni già calendarizzate, dovrà ora accertare con precisione la dinamica dei fatti ed eventualmente la responsabilità penale dell’imputato, nel pieno rispetto delle garanzie difensive e della presunzione di innocenza. Il procedimento si annuncia ancora lungo. Solo al termine del dibattimento, e una volta sentiti tutti i testimoni e valutate le prove, il giudice Alessandro Maria Solivetti Flacchi potrà esprimere una decisione definitiva su una vicenda che, per la sua natura e per il contesto in cui si è svolta, richiama l’attenzione dell’opinione pubblica sulla tutela dei diritti individuali e sulla correttezza dell’azione amministrativa all’interno delle istituzioni.
Andrea Bianchi Sugarelli