L’anno scolastico 2025/2026 si apre a Siena con numeri che confermano un quadro ancora fortemente segnato dal precariato. A fare il punto è Anna Cassanelli, segretaria provinciale FLC CGIL Siena, che sottolinea come l’Ufficio Scolastico Provinciale abbia completato la maggior parte delle procedure per garantire la regolare partenza, sia per le immissioni in ruolo che per le nomine a tempo determinato, riguardanti docenti e personale ATA.
“I dati ci raccontano una scuola che continua ad essere molto precaria – spiega Cassanelli –. Per il personale docente al 29 agosto sono state attribuite 918 cattedre, a fronte delle 981 dello scorso anno. Una flessione solo apparente: è legata non alla riduzione del precariato, ma alla presenza di più graduatorie concorsuali regionali, che hanno permesso qualche stabilizzazione in più”.
Il dato più evidente riguarda però il sostegno: “Dei 918 posti assegnati, ben il 65% è su sostegno. Lo stesso si verificava l’anno scorso, con il 60% – prosegue –. Questo significa che la precarietà si concentra proprio sulla fascia di popolazione scolastica più fragile, quella degli alunni che necessitano del sostegno”.
Cassanelli critica apertamente la scelta ministeriale di introdurre per quest’anno la possibilità, per le famiglie, di chiedere la conferma dell’insegnante di sostegno: “Una misura pubblicizzata come segno di attenzione alla continuità, ma che ha generato gravi ingiustizie. Le conferme sono state attribuite prima di tutte le altre nomine, favorendo docenti con punteggi più bassi rispetto a colleghi rimasti indietro nelle assegnazioni. Così, su 374 posti di sostegno a tempo determinato, ben 227 sono stati bloccati dalle conferme. Il risultato è che molti insegnanti non hanno potuto accedere a cattedre più vantaggiose, anche logisticamente, nonostante avessero diritto”.
Secondo la FLC CGIL la vera continuità didattica non si ottiene con provvedimenti emergenziali ma con le stabilizzazioni: “Se il ministro Valditara avesse davvero a cuore il futuro degli studenti con disabilità dovrebbe trasformare in ruoli stabili almeno una parte significativa di questi posti, che ogni anno vengono confermati e quindi sono di fatto strutturali”.
Una situazione analoga riguarda anche il personale ATA: “Le immissioni in ruolo coprono appena un terzo delle disponibilità – conclude Cassanelli –. Eppure si parla continuamente della necessità di avere uffici scolastici funzionanti e personale stabile. Con due terzi dei posti coperti da precariato, le scuole non possono che funzionare male”.
Il nuovo anno scolastico parte dunque tra luci e ombre: procedure completate in tempo utile, ma numeri che confermano un modello fondato sulla precarietà strutturale, soprattutto nelle figure più delicate per il funzionamento quotidiano e per l’inclusione degli studenti.