Unione sindacale di base Aou senese: "Il malcontento del personale non dipende solo dalle carenze infrastrutturali"

"Gli Infermieri, gli Oss, il personale sanitario tutto, non sono numeri, ma persone, non sono oggetti da valutare, ma professionisti da rispettare"

Di Redazione | 21 Agosto 2025 alle 12:31

Unione sindacale di base Aou senese: "Il malcontento del personale non dipende solo dalle carenze infrastrutturali"

L’Unione sindacale di base dell’Azienda ospedaliera universitaria senese interviene sui disservizi che si registrano all’ospedale delle Scotte di Siena e su cui ci siamo soffermati in più riprese, marcando il lato “umano” del problema e sottolineando che “il malcontento del personale non dipende solo dalle carenze infrastrutturali“. Di seguito pubblichiamo la nota diffusa.

“Certo, è innegabile, le condizioni disastrose nelle quali versano gli impianti di condizionamento – evidenti i maggior rischi di proliferazione batterica e di peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie che potrebbero compromettere la salute dei pazienti e degli operatori – e le insufficienti soluzioni tampone quali l’utilizzo di ventilatori hanno il loro peso.

Come lo ha il generale e annoso malfunzionamento degli ascensori che non può essere derubricato a fantomatico atto vandalico, ma il malcontento e lo stress che serpeggiano fra il personale, ha motivazioni più profonde.
Infatti la realtà quotidiana con la quale si confrontano gli operatori, è fatta di logiche aziendalistiche che riducono il loro lavoro a numeri, tempi, efficienza, produttività. Sistemi di valutazione imposti dall’alto – più attenti a punire o premiare che a comprendere – che ignorano completamente il contesto personale e complesso in cui si svolge ogni giornata lavorativa.

Persino la relazione con il paziente viene quantificata, reclusa all’interno di un angusto e misero piano di lavoro che comprime a pochi minuti l’assitenza diretta per ciascun degente. Invece la comunicazione, il rapporto stretto con il paziente, il farsi carico della sua vulnerabilità e, se del caso, spiegare e rassicurare, è fondamentale tempo di cura, e nonmun lusso da tagliare e minimizzare. Ridurre il rapporto con il paziente a numeri e parametri è una distorsione inaccettabile del processo di cura e di assistenza ed è mortificante per gli operatori, siano essi Infermieri o Oss.

Operatori che si trovano impotenti di fronte ai tempi imposti per ogni prestazione da erogare e, grazie ai quali, non si contano più i pazienti che escono dalle finestre dei nostri reparti per poi, magari, rientrare pochi giorni dopo dalla porta del nostro Pronto Soccorso.
Infermieri, Oss e tecnici sanitari sono ridotti al ruolo di meri “tappabuchi” e sono costretti continuamente a saltare riposi oppure sono allettati a lavorare in regime di produttività aggiuntiva, per colmare la carenza di personale. La conciliazione dei tempi di vita e di lavoro è oramai una Chimera e si incrementa il pericolo di abbassare lo standard qualitativo dei servizi erogati per il poco riposo.

É evidente l’aumentare del rischio burnout, che si fa sempre più concreto e che, però, sembra essere sottovalutato dall’Azienda. Sottovalutazione e difficoltà di gestione, un mix che gli operatori toccano con mano quotidianamente come, per esempio, al PS. L’incapacità di trovare un letto in tempi rapidi – ricordiamo che attualmente ci sono circa 580 posti letto disponibili a fronte dei 1700 circa degli anni ‘90 – costringe a “soggiorni” anche di 3-4 giorni su una barella i pazienti in attesa di ricovero e spesso anche quelli in attesa di una dimissione. I lunghi tempi di attesa quindi, hanno portato alla decisione di somministrare i pasti in PS, e se dalla parte dei pazienti sembra cosa buona e giusta e un traguardo raggiunto, per l’Azienda è l’ennesima sconfitta e l’ammissione implicita di non essere in grado di dare risposte concrete, e soprattutto immediate, ai bisogni di cura e salute di ciascun cittadino. Inoltre in un contesto di tale portata gli operatori sono costretti a gestire aggressioni e dinamiche relazionali che ne intaccano fortemente la serenità e che aumentano l’incidenza dello stress lavoro correlato.

Ecco queste sono le concause dalle quali nasce il malcontento generale degli operatori e l’AOUS, anche in virtù della reputazione e della stima delle quali gode tuttora da parte della cittadinanza, si trova di fronte a un bivio e ha una grande responsabilità: continuare a far finta di niente e “mettere i vigilantes davanti agli ascensori” o ascoltare il malcontento dei propri dipendenti e valorizzarli, abbandonare la logica esclusiva dei numeri e mettere al centro la relazione, il tempo e la dignità della persona. Su questa seconda via USB sarà sempre disponibile al confronto e alla sintesi, ma in caso contrario continuerà nell’opera di informazione e denuncia intrapresa.

Gli Infermieri, gli Oss, il personale sanitario tutto, non sono numeri, ma persone, non sono oggetti da valutare, ma professionisti da rispettare, ed è solo con la partecipazione e il coinvolgimento di tutte e di tutti che possiamo costruire un sistema sanitario che rispetti chi cura e chi viene curato“.



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