Un importante passo avanti nel campo della riabilitazione robotica arriva dall’Università degli Studi di Siena, dove un team di ricerca guidato dal ricercatore Mihai Dragusanu, insieme ai professori Monica Malvezzi e Domenico Prattichizzo, ha sviluppato un esoscheletro leggero e flessibile per la riabilitazione del polso umano. Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) Xplore, punto di riferimento internazionale per l’ingegneria e la tecnologia. Lo studio, dal titolo “A 3 Degrees-of-Freedom Lightweight Flexible Twisted String Actuators (TSAs)-Based Exoskeleton for Wrist Rehabilitation”, è stato pubblicato su IEEE Xplore, rivista di riferimento internazionale per l’ingegneria e la robotica applicata alla medicina.
“Questo è un dispositivo per il polso in grado di effettuare tutte e tre i movimenti – spiega Dragusanu –: la flessione e l’estensione, l’adduzione e l’abduzione, la pronazione e la supinazione. È unico nel suo genere, se non l’unico che ha questa particolarità, perché è morbido e allo stesso tempo molto leggero. Si adatta a diverse tipologie di mano e riesce a imparare i movimenti principali del polso per poi riprodurli.”

Un sistema che apprende e assiste
Uno degli aspetti più innovativi del progetto è la capacità del sistema di apprendere i movimenti corretti durante le sedute fisioterapiche e di riprodurli in autonomia a casa, riducendo la necessità di frequenti sessioni con il fisioterapista.
“Il paziente non deve più recarsi ogni volta a fare fisioterapia – continua Dragusanu –: basta anche una seduta a settimana, o al mese, per insegnare al dispositivo i movimenti corretti. Il sistema li apprende e il paziente può poi ripeterli autonomamente. Questo riduce i costi e consente all’utente di gestirsi in autonomia. Inoltre, il dispositivo è in grado di assistere attivamente i movimenti durante l’utilizzo.”

Robotica indossabile: tecnologia al servizio dell’uomo
Per il professor Domenico Prattichizzo, la robotica indossabile non sostituisce l’essere umano, ma lo affianca in compiti gravosi, come la riabilitazione, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita.
“La robotica indossabile rappresenta una perfetta integrazione tra il robot e l’essere umano – spiega Prattichizzo –. La nostra ricerca non mira a sostituire, ma ad assistere. Quando pubblichiamo un articolo, lo viviamo come un’opera d’arte: ci sono contenuti scientifici e tecnologici, ma anche emozione e passione. La robotica aumentativa e assistiva sono scelte strategiche per il nostro gruppo.”
Verso un esoscheletro completo: la “tuta Gold”
Il progetto non si ferma al polso. Il team ha già avviato le prossime fasi di sviluppo con l’obiettivo di creare un esoscheletro completo.
“Chiaramente non ci fermeremo qui – conclude Dragusanu -. Stiamo già pensando come andare avanti a espanderci, quindi andare al gomito, alla spalla e, perché no, fare un completo sistema: un esoscheletro appunto, con una tuta, una Tuta Gold.”
