Violenza psicologica: in tribunale la testimonianza choc di una giovane senese

Allarme antistalking in aula, la vittima racconta mesi di controllo e minacce da parte dell’ex fidanzato: "Costretta a giustificare ogni azione, anche andare in bagno a lavoro".

Di Redazione | 29 Ottobre 2025 alle 15:30

Violenza psicologica: in tribunale la testimonianza choc di una giovane senese

Il suono improvviso dell’allarme, collegato al dispositivo antistalking, rompe il silenzio dell’aula al primo piano del tribunale di Siena. Una giovane donna, visibilmente scossa, si alza di scatto e si avvicina agli agenti di polizia presenti sul posto. È la prova tangibile della paura che da mesi segna la sua quotidianità. Al piano di sotto, l’ex fidanzato, oggi imputato, sale le scale scuotendo la testa, mentre il giudice Simone Spina poco dopo dà inizio all’udienza.

Nell’aula “Vannini” si celebra la prima tappa di un processo delicato, incentrato su una storia di violenza psicologica e stalking che ha interessato due giovani senesi. La vicenda inizia nel gennaio 2024, quando la ragazza, classe 2003, conosce l’imputato sul luogo di lavoro. La relazione si trasforma presto in un incubo fatto di controlli ossessivi, vessazioni e minacce. L’uomo, già sottoposto agli arresti domiciliari per gravi precedenti, avrebbe imposto alla compagna una serie di restrizioni: dal blocco dei contatti telefonici maschili, compresi colleghi e superiori del lavoro, all’obbligo di documentare ogni suo spostamento con foto e video.

In aula, la giovane racconta di essere stata costretta a interrompere ogni rapporto sociale, vivendo per mesi nell’ansia di essere costantemente monitorata e giudicata: “Dovevo giustificare ogni azione, anche quando andavo in bagno a lavoro, e inviargli foto di come ero vestita”, ha spiegato davanti al giudice e al pubblico ministero Claudio Rotunno. La pressione psicologica sarebbe stata tale da portarla a isolarsi, uscire solo in due occasioni con le amiche – sempre controllate – e ad avere perfino lo stipendio sotto il controllo dell’ex fidanzato.

Secondo la ricostruzione della Procura, la vittima ha vissuto in uno stato di perenne allerta, arrivando a temere per la propria sicurezza. “Non mi ha mai picchiata, ma mi ha spintonata e minacciata più volte”, ha raccontato, ricordando episodi in cui l’imputato avrebbe simulato gesti di autolesionismo davanti a lei o richiesto la cancellazione di foto con gli ex come forma di umiliazione.

Determinante, nel corso delle indagini, il ruolo della madre della ragazza, presente in aula come testimone. La donna ha descritto il progressivo cambiamento della figlia, da sempre solare, diventata via via spenta e trascurata. “Era sempre più distante, rispondeva a fatica ai messaggi, e quando la chiamavo sentivo che non era più lei, era fredda ed aveva sempre accanto il suo fidanzato”, ha riferito davanti al giudice. La madre ha riferito di aver dovuto ricorrere a diversi stratagemmi per riuscire a parlare con la figlia la quale ha confermata di aver vissuto situazioni di minaccia tali da chiedere perfino l’intervento delle forze dell’ordine per essere scortata a casa. Il giorno in cui la ragazza ha trovato il coraggio di confidarsi, è stata costretta a dire all’ex compagno di dover accompagnare la madre in ospedale, così da poter stare insieme senza destare sospetti: “Siamo andate a fare colazione alle Scotte, ma mia figlia era costretta a documentare tutto inviando foto e video al suo ex”, ha spiegato la donna. Durante l’udienza, il giudice, in accordo con il pubblico ministero, ha disposto l’utilizzo di un paravento per tutelare la vittima e ha scelto di non ascoltare, per il momento, né il padre della ragazza né gli agenti di polizia presenti in tribunale.

Le difese sono affidate all’avvocato Jacopo Meini per l’imputato e a Claudia Bini, legale dell’associazione Donna chiama donna, per la parte offesa. Nel corso del controesame, la giovane ha confermato di aver dovuto limitare drasticamente la propria vita sociale, di aver vissuto per mesi nella paura e nel tentativo di evitare qualsiasi comportamento che potesse scatenare la gelosia e le ritorsioni dell’ex compagno.

L’udienza, segnata da momenti di forte tensione emotiva, è stata rinviata al prossimo 25 novembre per completare l’istruttoria. In quella data potrebbero essere ascoltati nuovi testimoni e si potrebbe giungere alla discussione finale. Intanto la vittima, pur non costituendosi parte civile, ha chiesto soltanto di poter riavere i propri effetti personali che si trovano ancora nella casa dell’ex e di poter chiudere definitivamente una vicenda che l’ha segnata profondamente.

Andrea Bianchi Sugarelli



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