Caro-affitti: le proposte dell'Associazione Pietraserena

Dal blocco dei pagamenti all'introduzione del canone concordato anche per i fondi commerciali: tante proposte per far fronte alla situazione di emergenza

Di Redazione | 17 Aprile 2020 alle 14:35

Caro-affitti: le proposte dell'Associazione Pietraserena

Gli affitti: un problema che tocca molti in un periodo come questo, che ha visto soluzioni diverse tra privati, alcuni che lo hanno sospeso, altri che hanno preteso l’affitto intero per i locali commerciali.

Una situazione che sembra non essere regolamentata, come spiega l’Associazione Pietraserena, che in un comunicato ha espresso tutti i dubbi e le problematiche riguardanti le misure contro il caro-affitto.

Ecco il comunicato:

“In questo momento surreale, di dramma collettivo, riscontriamo purtroppo un silenzio assordante sul problema degli affitti, aspetto che, per noi e per tanti cittadini di Siena con cui abbiamo avuto contatti, rappresenta uno dei maggiori problemi per la sopravvivenza della maggior parte di imprese e aziende commerciali, soprattutto quelle medio piccole e a gestione familiare. Non vediamo in questo ambito adeguata azione delle Associazioni di categoria, e del Comune che, in un momento definito da tutti eccezionale e quindi bisognoso di misure straordinarie, sembrano trincerarsi, ancora oggi, dietro la non più sostenibile litania “è un fatto tra privati”, rischiando di assistere alla chiusura una miriade di imprese di Cittadini di Siena e alla distruzione di un sistema sociale che ha contribuito alla crescita della Città e del Paese dal dopoguerra ad oggi.

La posizione dei proprietari dei locali commerciali sembra differenziarsi: alcuni sensibili al problema, con sospensione o riduzione drastica dei canoni, altri meno sensibili con totale indifferenza rispetto alla situazione emergenziale, e assurda pretesa di pagamenti pieni o appena limati. Un comportamento diversificato che potrebbe generare una sorta di “disparità di trattamento tra Cittadini” o di “sleale concorrenza” e che, quindi, giustifica e richiede, un intervento urgente e straordinario da parte dei soggetti decisori: dal Governo al Comune o altri Enti pubblici, a tutela delle imprese e dei pari diritti e opportunità tra Cittadini.

Come sempre fatto dalla nostra Associazione, anche in linea con quanto richiesto dal Comune di Siena in merito alla formulazione di proposte operative, di seguito si elenca alcuni punti su cui crediamo sia opportuno aprire un ampio tavolo di discussione aperto agli stessi Enti pubblici, ad Associazioni di categoria, a Movimenti Civici, a proprietari, a affittuari, o ad altri eventuali interessati:
Blocco dei pagamenti per gli affitti (nei confronti di privati o società di persone) che hanno subìto l’ordine di chiusura totale e quindi sono impossibilitati ad usufruire del bene locato per causa di forza maggiore, almeno fino alla riapertura dell’attività e al ripristino di un pur minimo flusso di cassa, per poi prevedere una consistente riduzione del canone fino ad emergenza conclusa. Blocco che per primi dovrebbero attuare il Comune e gli Enti del territorio con gli immobili di loro proprietà (che sembrano essere numerosi), chiedendo loro di promuovere con decisione un’azione rigorosa verso i proprietari degli immobili, che consenta un trattamento paritario per tutti e non generi detta specie di “concorrenza sleale”. Il provvedimento annunciato dal Governo, ovvero un credito d’imposta del 60% a favore degli affittuari, appare insufficiente in quanto li costringerebbe a pagare subito gli affitti (con quali soldi vista la chiusura totale delle attività?) per restituire il credito chissà tra quanto tempo (la ripresa del lavoro sarà lenta e almeno per un anno ci sarà una contrazione del volume di affari stimato tra il 50 e il 70%). Apparirebbe sicuramente più logico ragionare al contrario: non far pagare gli affittuari, o far pagare loro una quota non superiore al 20-30% del canone d’affitto, e applicare il credito d’imposta ai proprietari, i quali hanno goduto e godranno certamente di un ricavo (da rendita), seppur ridotto, e potranno usufruire, in ogni caso, del credito d’imposta del 60%.
Proroga del blocco degli sfratti per un periodo di tempo più lungo, rigoroso controllo su cessioni e subentri, proroga automatica dei contratti di affitto in scadenza nei prossimi anni almeno per un periodo consistente (5 anni?), comunque adeguato alla probabilità di ripresa del mercato.
Introduzione del canone concordato anche per i fondi commerciali (con parametri elaborati da enti terzi alla stregua di quanto già accade per le abitazioni), in modo tale da portare benefici fiscali ai proprietari che ne usufruiranno, e correlati risparmi agli affittuari, nonchè un inasprimento delle tasse per coloro che non aderiscono a questo provvedimento. E’ il momento di attivarsi contro il deprecabile fenomeno del “caro affitti” (alcuni veramente spropositati), una rendita in qualche caso ritenuta “parassitaria”, ovvero che non premia il lavoro, e ha permesso a molti proprietari di usufruire nel tempo di proventi straordinari, anche non essenziali ai loro bilanci familiari: un surplus che oggi appare inopportuno, in contrapposizione con oneri ormai insostenibili per chi lavora e produce, impiegando al contempo numerosi lavoratori dipendenti, contribuendo così a quell’economia reale e sociale che ora va tutelata in ogni modo.
Adozione immediata di un “Piano del Commercio” da parte del Comune (da troppo tempo mancante) che, oltre a razionalizzare e adeguare le zone commerciali, valuti i seguenti provvedimenti:
– sollecitare Regione e Governo per l’abrogazione della liberalizzazione delle licenze, provvedimento introdotto dalla legge Bersani in spregio al risultato del referendum popolare che aveva bocciato questa proposta, determinando una abnorme diffusione di esercizi commerciali con scarse ricadute positive sulla qualità del servizio al Cittadino, ed anzi innescando una specie di “guerra tra poveri” con depauperamento della categoria, sia da un punto di vista del profitto che delle competenze nei vari settori merceologici. Il liberismo ha mostrato tutte le sue insuperabili falle;
– blocco delle licenze commerciali per almeno 5 anni, in modo da garantire un certo valore a quelle attualmente operanti, che saranno vittime di un probabile deprezzamento in seguito alla crisi post emergenza sanitaria;
– ripristino della distanza minima tra esercizi similari per evitare la “sanmarinizzazione” dei centri storici;
– tutela delle botteghe storiche con oltre 50 anni di vita (cosa già realizzata in altri Comuni), per mantenere una storicità dei Centri Storici, bloccando al contempo l’apertura di ulteriori esercizi commerciali non caratteristici, ricorrendo inoltre ad una forma di “golden share” per botteghe artigiane e storiche cittadine (tutela tramite un preventivo controllo pubblico prima della cessione) che permetta efficaci controlli e monitori le vendite (o svendite), favorendo quindi la trasparenza delle transazioni e impedendo la copertura per operazioni speculative, forse non sempre “cristalline”, e infiltrazioni varie, soprattutto alla ripartenza dopo l’emergenza Covid.

Altro problema di non poco conto, ma con caratteristiche forse un po’ diverse, è quello degli affitti delle abitazioni, sia per quanto riguarda le famiglie, che i lavoratori e gli studenti fuori sede, ma anche quelle adibite agli affitti brevi che stanno incrementando il turismo in Città. Tutti aspetti importanti della Siena del futuro che meritano altrettanta attenzione, dopo il ridimensionamento della Banca MPS con tutte le conseguenze economiche e sociali che ne sono conseguite.
Su questo pensiamo sia giusto aprire un altro tavolo”.

 



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