Caso Rossi: un carabiniere conferma i festini. I pm di Genova: "Prima inchiesta piena di lacune"

Il legale della famiglia Rossi rivela: "Un carabiniere racconta l'esistenza dei festini e il coinvolgimento di un magistrato. Gli fu detto di farsi i fatti suoi". I pm di Genova: "Lacune e superficialità nella prima inchiesta ma non c'era volontà di ostacolare la ricerca della verità. Seconda istruttoria ampia e scrupolosa, ma fuori tempo massimo"

Di Redazione | 29 Novembre 2020 alle 16:16

Caso Rossi: un carabiniere conferma i festini. I pm di Genova: "Prima inchiesta piena di lacune"

Caso David Rossi, è attesa per il 17 dicembre l’udienza in cui il gip di Genova dovrà decidere sulla richiesta da parte dei pm di archiviare l’indagine sul filone dei presunti “festini”, nel quale si ipotizzava il reato di abuso d’ufficio a carico dei magistrati senesi. La famiglia Rossi ha fatto opposizione contro tale richiesta, e chiede che si possano approfondire alcuni aspetti ritenuti molto importanti, dal momento che si pensa che la chiave di volta si nasconda tra quei presunti “festini” ai quali avrebbero partecipato personaggi in vista della politica e della magistratura. I familiari dell’ex capo comunicazione Mps vogliono sapere se in qualche modo ci possano essere stati condizionamenti alle indagini.

“Le novità più importanti riguardano le indagini fatte a Genova, dalla Procura. Le carte sono piene di testimoni – assicura Carolina Orlandi intervistata da le Iene – che confermano l’esistenza di questi festini e ce n’è più di uno che conferma la presenza di alcuni magistrati a queste feste”.

Fra questi, un soggetto sentito dalla Procura genovese: “Un personaggio, molto noto a Siena – sempre la Orlandi – il cui fratello riferisce essere un organizzatore di festini, omosessuale, dice di aver visto di fronte alla sua casa questo via vai di ragazzi giovani, feste, cioè tutta una serie di particolari anche rispetto a questa testimonianza qua”.

Non solo. L’avvocato della famiglia Rossi, Carmelo Miceli, aggiunge: “C’è un soggetto qualificato, è un Carabiniere, è il comandante di una stazione dei Carabinieri toscana – afferma ad Adnkronos – ed è uno che racconta non solo dell’esistenza dei festini ma anche del coinvolgimento diretto di uno dei magistrati di Siena che hanno avuto a che fare con le indagini sulla morte di David Rossi e racconta di essere stato invitato da questo magistrato nel corso delle indagini da lui condotte a farsi gli affari propri”.

Il Fatto Quotidiano riporta oggi le motivazioni con cui è stata avanzata la richiesta di archiviazione da parte dei pm liguri: ci sarebbero state state evidenti carenze nella prima inchiesta del 2013 sulla morte del manager, tra le quali, scrive il quotidiano riportando le tesi della Procura, “la distruzione dei vestiti indossati dalla vittima e dei fazzolettini intrisi di verosimile sostanza ematica rinvenuti nel suo ufficio”. I pm precisano però che “anche a voler ammettere che le critiche alla prima indagine non siano del tutto infondate, ciò non consente di affermare che tali omissioni siano state determinate dalla volontà di ostacolare l’accertamento della verità”.  “Le denunce di lacune e superficialità sono infondate – aggiunge la Procura di Genova – se riferite alla seconda indagine, un’istruttoria “ampia e scrupolosa”, ma condotta fuori tempo massimo, quantomeno per eseguire accertamenti ormai impossibili”.

 



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