Cavicchioli (Upa Siena): "Coltivazione biologica, meno burocrazia e più risorse"

“Preoccupazione per il sistema biologico della Toscana e per le aziende che da tempo hanno fatto questa scelta”

Di Redazione | 22 Gennaio 2023 alle 11:30

Cavicchioli (Upa Siena): "Coltivazione biologica, meno burocrazia e più risorse"

“Riteniamo la coltivazione biologica pratica di assoluto interesse e da salvaguardare nelle politiche agricole nazionali e regionali”. Inizia così il commento del direttore Unione Provinciale Agricoltori di Siena Gianluca Cavicchioli, intervenuto per fare il punto della situazione in cui oggi versa il settore biologico. “Risulta evidente a tutti che il convincimento degli agricoltori, gli investimenti che vengono messi in atto, sono di forte impatto aziendale – ha spiegato Cavicchioli. Insomma non è come scegliere di coltivare grano duro o girasole. Decisione certo reversibile, ma sarebbe una piccola sconfitta per l’intero sistema e non solo. La chiarezza negli intendimenti politici aiuterebbe le aziende a decidere ed a programmare, quindi ad investire. Insomma avere contezza di tutte le variabili ed opportunità aiuta a prendere ponderati rischi per auspicati successi”.

 Un pensiero che l’Unione Provinciale Agricoltori di Siena ha voluto sottolineare per manifestare tutta la preoccupazione nei confronti del “sistema biologico” della Toscana e per le aziende che da tempo hanno fatto questa scelta e per quelle desiderose d’intraprendere questo meritorio cammino.

 “In quale direzione andiamo? L’attività biologica quale priorità ha, se la ha, nello scenario territoriale? Una volta deciso, servono risorse, che si possono e si devono trovare; banalità e palesi evidenze, ma è doveroso ripeterle – ha puntualizzato il direttore Cavicchioli. Si tratta di una scelta che, a parer nostro, non può vedere figli e figliastri e che deve considerare realtà produttive convinte e capaci di tenere il mercato o meglio di ampliarlo. Davvero complicata e scivolosa l’esigenza d’individuare e definire priorità o inserire paletti che in ogni caso e maniera penalizzano il sistema, evidenziano poco convincimento e rendono così paludoso il terreno a quegli imprenditori che vogliono fare bene la loro attività oltre a vanificare o sminuire, a parer nostro, le risorse dedicate nei lustri passati. Qui non si tratta di limitare il rischio d’impresa, ma di avere pari condizioni ed opportunità. Siamo ancora convinti che l’agricoltura si faccia in campo e non fra infinite norme e delimitazioni, antitetiche quanto illustri sconosciute alle esigenze agronomiche dell’impresa”.



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