“Incubo finale”: la Robur lascia i professionisti ma il giallo resta

Un passaggio di proprietà saltato con un acquirente presente:  il futuro partirà dai dilettanti. Fine di una storia triste che ha un finale ancora da spiegare

Di Giuseppe Saponaro | 6 Agosto 2020 alle 8:34

“Incubo finale”: la Robur lascia i professionisti ma il giallo resta

Tanto tuonò che piovve. Questa è una storia da film. Una trama horror che, purtroppo, fa male ad una città, ai tifosi insomma alla parte più bella del calcio: quella delle emozioni. Un “incubo finale” pellicola del 1999 diretta da Danny Cannon.

E’ proprio un filo narrativo da paura che a rileggerlo trova davvero poche spiegazioni o nessuna. Purtroppo. Neanche nei titoli di coda e leggendo i dettagli si riesce a fare chiarezza su un dato che, almeno nelle dichiarazioni dei protagonisti, appare lampante. La Robur Siena perde la serie C, dunque, il professionismo con sullo sfondo un acquirente, e parlo del gruppo armeno, davvero interessato a rilevarne la proprietà.

C’era un progetto, una disponibilità finanziaria e la consapevolezza che l’offerta economica fosse ben oltre il valore reale della società: operazione sfumata pare, vedendola dall’esterno, per mancanza di una necessaria tempistica. Prima non si è fatta perché c’era la presenza di una cordata italiana concorrente, poi è saltata perché subordinata all’iscrizione al campionato (questo si desume anche dalle dichiarazioni del dottor Ristori legale rappresentante del gruppo armeno).

Sullo sfondo qualcosa che qui, nella città del Palio, la gente non dimenticherà: un comunicato della presidente Anna Durio, datato 21 luglio 2020  e pubblicato anche sul sito ufficiale della società, che precisava la frase magica: “confermo che l’iscrizione al campionato sarà regolarmente eseguita entro il termine previsto” (cioè 5 agosto dunque ieri). Queste parole sono state, anche per chi vi scrive, manna dal cielo in un momento in cui nubi nere si cominciavano ad intravedere all’orizzonte.

La realtà, purtroppo, ha smentito le promesse ed i buoni propositi e lasciato un presente che è difficile leggere, interpretare.

C’era chi vendeva, c’era chi comprava. All’inizio c’era anche tutto un tempo necessario e sufficiente per fare l’operazione. C’erano le istituzioni a “benedire” questo passaggio di proprietà (lo confermano a più riprese le dichiarazioni dell’assessore allo sport del comune di Siena).

Cosa è successo davvero? I tifosi, l’ambiente, la stampa. Probabilmente, tutti meriterebbero di conoscere il finale di questo film che da “horror”, a tratti, si tinge di giallo. Un finale che nessuno si augurava e lascia l’amaro in bocca a quanti, razionalmente e facendo ricorso ad un ragionamento “sano”, ci avevano creduto.

Ancora una volta, la città di Siena, sportivamente parlando, è chiamata a ripartire. Lo farà con la consapevolezza di avere le spalle grandi, di essere sorretta da un pubblico che, anche in pieno agosto in periodo di ferie, ha dimostrato vicinanza ai colori ed interesse per la squadra. Con la convinzione di essere una città con una grande storia che merita, anche nel mondo del calcio, palcoscenici di tutto rispetto.

Abbiamo “beccato” un autogol ma oggi è già tempo di rimettere la palla al centro del campo e reagire facendo attenzione al fatto che le azioni più belle, i gol più spettacolari sono sempre frutto di progetti seri. E di promesse mantenute.

Giuseppe Saponaro

Giornalista pubblicista da oltre 15 anni, si occupa di comunicazione nel pubblico impiego. Ha lavorato in Italia e all'estero. Si dice onorato di risiedere a Siena, città che vede crescere i suoi figli. Parla e scrive di sport ed attualità: nel suo passato radio e carta stampata. Nel presente il web.



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