Mps: ultimo tentativo per evitare l'intervento dello Stato

Di Redazione | 13 Dicembre 2016 alle 6:29

Mps: ultimo tentativo per evitare l'intervento dello Stato

Il futuro di Mps si decide nelle prossime ore

Il futuro di Mps si decide nelle prossime ore. Sulla base dell’esito dei sondaggi informali fra possessori di bond e investitori, domani il cda valutera’ se e come dare il via alla seconda fase di conversione dei subordinati, ultima strada possibile per salvare la banca con strumenti di mercato. Il sentiero appare stretto. Comunque, se il board dara’ disco verde, significa che Rocca Salimbeni confida di potercela fare da sola. Altrimenti, sara’ inevitabile un intervento dello Stato. Che Siena si stia preparando a ogni scenario, compreso un intervento pubblico, si capisce anche dalle parole dell’ad Marco Morelli. “E’ nostro dovere valutare tutte le strade per verificare se e’ possibile completare un’operazione di mercato – ha detto in un messaggio video ai dipendenti dell’istituto – Allo stesso tempo, siamo pronti a ricorrere tempestivamente a tutte le misure possibili per mettere in sicurezza la banca”. Questa e’ “una fase cruciale”, ma “qualunque sia l’esito di questo passaggio – ha assicurato Morelli – torneremo a rivestire e ad avere ruolo importante nel mercato italiano”.

Analogo ragionamento viene fatto al ministero dell’Economia, dove il neo-premier Paolo Gentiloni ha confermato Pier Carlo Padoan, scelta che conforta gli investitori, come il fondo sovrano del Qatar, che hanno mostrato interesse al piano senese. Al Tesoro c’e’ fiducia nell’operazione di mercato ma, qualora non avesse successo, e’ allo studio un intervento pubblico. L’intenzione di Mps e’ di riaprire la conversione, estendendo le maglie in modo da coinvolgere piu’ facilmente anche la clientela retail: 40 mila risparmiatori con bond subordinati per un totale di 2 miliardi. Ma per farlo serve il via libera della Consob. L’organo di controllo ha fatto pero’ sapere di aver ricevuto finora “soltanto una informativa preliminare e sommaria”.

Insomma, una documentazione ritenuta non sufficiente, specie alla luce della stringente normativa europea e dei tempi strettissimi dell’operazione, che dovra’ partire nell’arco di pochi giorni. Si parla di giovedi’ o al massimo dell’inizio della prossima settimana: dopo il ‘no’ ufficioso della Bce – e’ attesa a breve la risposta ufficiale – alla richiesta di Siena di allungare 20 giorni i tempi della ricapitalizzazione, il termine ultimo resta infatti il 31 dicembre. La ricapitalizzazione e’ da 5 miliardi di euro. Dalla prima tranche di conversione Mps ha raccolto un miliardo. Dalla seconda intende portare a casa una cifra compresa fra il miliardo e il miliardo e mezzo. Il restante dovrebbe arrivare dal fondo sovrano del Qatar, intenzionato a mettere sul tavolo un altro miliardo, e dalla vendita delle azioni a quegli investitori che si sono mostrati interessati all’operazione. Quest’ultimo passaggio sara’ curato dalle banche di affari – guidate da Jp Morgan e Mediobanca – che si sono pero’ sfilate dall’impegno di dar vita a un consorzio di garanzia. Proprio perche’ il percorso non e’ per niente in discesa, e’ gia’ pronto il ‘piano b’ del Tesoro. Si tratta di un decreto d’urgenza da varare solo dopo che la banca avra’ esplorato tutte le opzioni sul mercato. L’intervento dello Stato scatterebbe con una ricapitalizzazione preventiva, ma il Tesoro punta a mettere in campo una forma, anche parziale, di garanzia che levighi gli effetti delle norme europee, in base a cui per permettere una iniezione di risorse pubbliche e’ necessario che anche azionisti e obbligazionisti subordinati condividano l’onere del salvataggio. Lo scopo del ministero e’ preservare non solo la continuita’ della banca, ma anche il risparmio dei clienti.



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