Omicida, la sua fuga finisce a Bettolle: ecco il video

Di Redazione | 11 Dicembre 2016 alle 17:07

Omicida, la sua fuga finisce a Bettolle: ecco il video

Rintracciato a Bettolle dopo aggressione in piazzale Loreto

La sua fuga e’ finita nel bagno della villetta della zia a Bettolle, una frazione di Sinalunga (Siena). E’ li’ che si era nascosto Jeison Elias Moni Ozuna, il dominicano di 26 anni che alle 19 del 12 novembre scorso sparo’ due colpi di pistola contro Antonio Rafael Ramirez, un connazionale di 37 anni con cui aveva un conto in sospeso per un affare di droga. Un’aggressione avvenuta tra passanti terrorizzati in piazzale Loreto che ha generato un dibattito sulla sicurezza a Milano culminato con la decisione del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, di inviare altri 150 militari in citta’. “La risposta e’ arrivata e doveva arrivare su un fatto grave, avvenuto in centro in un’ora molto frequentata – ha detto il questore Antonio De Iesu, parlando della cattura del killer – E’ un primo passo per ristabilire oltre che le responsabilita’ del crimine, la serenita’ dei cittadini”. Soddisfazione e’ stata espressa dal Prefetto, Alessandro Marangoni, che ha rivolto un “plauso” per l’arresto. Gli agenti della Squadra mobile cercano ancora il complice di Ozuna, un connazionale che sarebbe partito per la Spagna poco dopo l’omicidio. I filmati delle telecamere di zona e i tanti testimoni hanno permesso di attribuire esattamente il ruolo a ognuno: il fuggitivo ha sferrato le prime coltellate, Ozuna lo ha poi finito con due colpi di Beretta calibro 7.65. Poi i due sono scappati verso via Padova, ognuno reggendo la propria arma, e da quel momento le loro strade si sono divise. “L’aggressione era stata pianificata – spiega il dirigente della Mobile, Lorenzo Bucossi -. Dopo aver esploso i due colpi Ozuna ha raccolto i bossoli, una premura non da poco soprattutto considerando la concitazione di quel momento. La pistola non risulta rubata ed e’ stata nascosta in una zona industriale dismessa a Pioltello, dove Ozuna ha parenti. E’ stato lui ad aiutarci a ritrovarla“.

Durante l’interrogatorio con il pm Piero Basilone, Ozuna ha anche spiegato che il movente non e’ legato a un regolamento di conti tra gang ma che si e’ trattato soltanto di una questione di droga. “Si tratta di una vicenda nata nel contesto del medio spaccio”, ha sottolineato Bucossi. Ramirez non era affiliato ad alcuna ‘pandilla’ ed era incensurato, a differenza di Ozuna che ha precedenti. “Tra gli aggressori e la vittima c’era un affare in sospeso per mezzo chilo di cocaina”, ha precisato Achille Perone, a capo della sezione omicidi. I tre avevano discusso mesi prima per quel mezzo chilo di coca. Si sono ritrovati il giorno prima dell’omicidio in via Curiel, a Rozzano. L’incontro non e’ andato bene, da qui il piano per eliminare il connazionale. I due sono andati decisi all’obiettivo, lo hanno affrontato davanti a un barbiere in via Padova senza pronunciare una parola, si sono trascinati fino in piazzale Loreto incuranti dei passanti, delle tante telecamere del Comune e della banca. Ozuna indossava un cappello da cowboy, a riprova della totale incoscienza. Lo stesso cappello visto dagli investigatori in alcune foto del suo profilo Facebook disattivato a poche ore dall’aggressione. Gli investigatori hanno creato una fitta rete di controllo attorno ai contatti del dominicano, hanno atteso e infine sono stati premiati. A tradirlo e’ stata la telefonata d’aiuto a un amico per espatriare e la ricarica telefonica a Bettolle. Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre (ma la notizia si e’ appresa ieri) gli agenti hanno circondato la casa, lui ha provato inutilmente a nascondersi in bagno. Nell’abitazione un cellulare smontato per evitare l’individuazione attraverso le celle, e una parrucca da usare per continuare la fuga.

 

Questo il video diffuso dalla Polizia di Stato 



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