Processo Ranza, tre agenti in aula: "Detenuto resisteva a trasferimento di cella, cadde da solo e nessuno gli ha tolto i vestiti"

Due agenti di custodia coinvolti nel discusso trasferimento di cella raccontano al giudice il clima incandescente nel carcere e i rapporti tesi tra detenuti. Discussione in autunno

Di Redazione | 21 Luglio 2022 alle 22:00

Processo Ranza, tre agenti in aula: "Detenuto resisteva a trasferimento di cella, cadde da solo e nessuno gli ha tolto i vestiti"

Una nuova udienza oggi al Tribunale di Siena del lungo processo sui fatti avvenuti l’11 ottobre 2018 al carcere di Ranza, a San Gimignano, quando un detenuto tunisino del reparto di media sicurezza, secondo le accuse, sarebbe stato pestato durante un trasferimento di cella. Un procedimento, per cui sono a processo 5 agenti della Polizia Penitenziaria, accusati di lesioni aggravate, falso ideologico e torture, reato per la prima volta contestato in Italia a elementi delle forze dell’ordine.

In aula, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Simone Spina, hanno testimoniato altri tre operatori di Polizia, due dei quali hanno partecipato al discusso trasferimento di cella e sono già stati giudicati, insieme ad altri otto, col rito abbreviato, venendo condannati. Esaminate e contro esaminate, le due guardie carcerarie, sospese dal servizio in seguito ai fatti, hanno raccontato la loro versione dei fatti, ricostruendo il delicato contesto di quei giorni nell’istituto di pena e i tesi rapporti tra alcuni detenuti, che portarono alla decisione di far cambiare cella al giovane tunisino. Come riferito infatti da uno dei due testimoni, il recluso nordafricano era già attenzionato da tempo e aveva comportamenti “problematici” sia con gli agenti che con gli altri reclusi, in particolare con altri due, tanto che quella mattina arrivarono a scambiarsi insulti e sputi. Una situazione reputata insostenibile dalle guardie carcerarie, che decisero per il cambio di cella e si mossero in ampio gruppo per prevenire situazioni di pericolo visto il clima incandescente.

Nel raccontare l’operazione di spostamento del detenuto, gli agenti hanno sottolineato di non aver usato modi bruschi ma di aver afferrato per le braccia il tunisino per evitare, essendo non collaborativo al trasferimento, che potesse avere atteggiamenti ostili o usare oggetti taglienti o contundenti. “Il tunisino – ha assicurato un agente – faceva resistenza, è caduto due volte da solo e nessuno lo ha sgambettato Ha perso da solo ciabatte e pantaloni, che gli sono stati poi restituiti”. Domani altra udienza fiume con alcuni detenuti fra i testi, il giudice spera di poter iniziare la discussione in autunno.

C.C



Articoli correlati