La Rete di insegnanti per la Pace (Valdelsa e Siena) desidera condividere un comunicato che riflette la profonda preoccupazione e la mobilitazione del mondo della scuola di fronte agli eventi in corso in Palestina.
“Un genocidio è in corso e non possiamo, per il secondo anno consecutivo, rientrare nelle nostre aule e continuare a insegnare come se tutto questo non stia succedendo adesso a 2500 chilometri da qui. I nostri allievi e le nostre allieve, dopo l’Ucraina, si sono ritrovati in un nuovo lago di sangue, quello del massacro della popolazione di Gaza, e noi docenti non potremo più permetterci di insegnare come prima.
In questi due anni le parole usate fino a poco prima si sono svuotate di senso: Diritti Umani, Pace, Giustizia, I care, Contro l’indifferenza, Valore della Memoria sono diventate tutte parole non più pronunciabili perché non corrispondono più alla realtà. Fino al 24 febbraio 2022 potevamo raccontare la bella narrazione dell’Europa che, dopo la seconda guerra mondiale, aveva sconfitto la guerra per costruire un futuro di pace. Fino al 7 ottobre 2023 potevamo dire parole sensate contro l’indifferenza davanti al genocidio. In fondo nessuno di noi era nato al tempo della Shoah.
Ma ora? Noi siamo vivi e al sicuro nelle nostre case mentre tutto questo succede, viene documentato quotidianamente da media indipendenti e giornaliste/i che per il loro lavoro vengono uccisi, mentre i governi occidentali non fanno abbastanza per prendere le distanze da Israele. Per molti di noi l’ultimo anno è stato faticoso e rientrare di nuovo in aula facendo finta di niente sarebbe vergognoso, quando sappiamo che sono state uccise oltre 60 mila persone, l’82% dei quali sono civili e la maggior parte dei quali ha l’età dei nostri alunni e delle nostre alunne. È urgente agire.
Per questo ci siamo uniti come Rete di insegnanti per la Pace (Valdelsa e Siena) e ci impegniamo ad organizzare iniziative di sensibilizzazione, informazione e di dissenso organizzato.
Invitiamo tutto il mondo della scuola e dell’educazione a organizzarsi con urgenza per costruire azioni e mobilitazioni efficaci e congiunte, che coinvolgano gli studenti e le famiglie, per affermare con forza che la scuola italiana esige il rispetto dei diritti umani, sempre e per tutti, anche in Palestina.
Ci rivolgiamo al Parlamento e al Governo italiano affinché prendano una posizione chiara e definita condannando con fermezza i crimini contro l’umanità commessi dal governo israeliano, chiedendone l’immediata cessazione e la riapertura dei valichi affinché vengano garantite assistenza umanitaria e sicurezza alla popolazione civile. Ricordiamo che la Costituzione italiana ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (Art. 11) e la legge 185/1990 vieta il commercio di armi con Paesi in guerra o che violano il diritto internazionale. La vendita di armi a Israele, pertanto, deve essere immediatamente arrestata.
Chiediamo che il Governo italiano sospenda ogni forma di collaborazione politica ed economica con Israele fino a quando non si ponga fine al genocidio in corso e all’occupazione dei territori palestinesi, garantendo assistenza umanitaria e sicurezza della popolazione civile. Chiediamo l’immediato riconoscimento da parte dell’Italia dello Stato di Palestina (come già hanno fatto altri 143 Stati) per affermare un diritto universale e inalienabile, e il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.
Ci rivolgiamo ai sindacati per chiedere che venga proclamato al più presto uno sciopero generale unitario della scuola per denunciare il genocidio in corso e per l’ottenimento di tutti i punti sopra elencati.
Chiediamo al Ministero dell’Istruzione e del Merito di introdurre programmi scolastici sull’educazione alla pace e alla nonviolenza. Chiediamo agli organi di stampa di garantire un’informazione libera, completa e accurata sull’argomento.
Invitiamo l’intero mondo del lavoro e la società civile ad agire per la pace contro ogni guerra e contro il genocidio. Chi vuole unirsi a noi può contattarci all’indirizzo: [email protected].”