Siena, inverno caldo ma saldi "freddi". Confesercenti: "Per esercenti moda calo del 20% rispetto a 2023"

Marco Rossi: “Calendario anacronistico, i negozi fisici sempre più penalizzati”

Di Redazione | 22 Febbraio 2024 alle 16:30

Siena, inverno caldo ma saldi "freddi". Confesercenti: "Per esercenti moda calo del 20% rispetto a 2023"

Rush finale per i saldi a Siena e provincia, ma il bilancio appare già compromesso. Sostanzialmente in linea con il quadro verificato da Confesercenti su scala nazionale, nel nostro territorio la valutazione da parte dei commercianti del settore delle vendite di fine inverno è tutt’altro che soddisfacente: “è l’inverno più caldo di sempre secondo i climatologi – osserva Marco Rossi, Presidente regionale degli esercenti moda Fismo (e Presidente comunale di Confesercenti Poggibonsi) – probabilmente è anche quello più freddo per i ricavi dei negozianti. In media subiamo un calo del 20 per cento dei volumi rispetto al 2023, che era già stato poco felice. E anno dopo anno, è sempre più anacronistica la programmazione di uno strumento normativo che è contraddittorio già nel nome stesso. Alla vigilia del 5 gennaio, giorno di avvio ufficiale dei 60 giorni di svendite, li avevamo ribattezzati saldi di inizio stagione, anziché di fine: i fatti ce lo hanno purtroppo confermato: è sempre più evidente la necessità di aggiornare il calendario, ma anche di farsi carico delle tante difficoltà che stringono il dettaglio moda”.

L’impianto normativo dei saldi risale ad un’epoca in cui non esistevano tanti diversivi che sono poi emersi, condizionando progressivamente il mercato: dalle vendite sottocosto alle liquidazioni, dai temporary shops al black friday. “Nel frattempo, gli adempimenti estesi anche l’anno scorso con il Codice del consumo pesano sempre di più soprattutto sul negozio fisico – aggiunge Rossi – che è alla prova dei fatti è molto più esposto ai controlli di quanto non accada per gli shop on line. C’è sempre meno parità di accesso al mercato e questo si traduce in un silenzioso ma crescente stillicidio di negozi, che non fa notizia ma che in termini occupazionali pesa almeno quanto la chiusura delle grandi aziende. Il legislatore deve farsi carico di nuove misure a salvaguardia del commercio di vicinato, è impossibile non vedere questa necessità”.



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