A Siena il meeting internazionale sull’insufficienza cardiaca con esperti da tutta Europa e dagli Usa

Di Redazione | 23 Giugno 2018 alle 12:29

A Siena il meeting internazionale sull’insufficienza cardiaca con esperti da tutta Europa e dagli Usa

In programma il 28-29 giugno al centro didattico dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese

Dai disturbi metabolici alla disfunzione cardiovascolare. Questo il tema del meeting interazionale sull’heart failure, cioè sull’insufficienza cardiaca, in programma a Siena, al centro didattico dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese, giovedì 28 e venerdì 29 giugno. L’evento, di grande richiamo per cardiologi ed esperti provenienti da tutta Europa e anche dagli Stati Uniti d’America, è organizzato dalla Fondazione Internazionale Menarini, e ha come presidente del meeting il professor Ranuccio Nuti, direttore dell’UOC Medicina Interna 1, e come coordinatore scientifico il professor Alberto Palazzuoli, responsabile UOS Malattie Cardiovascolari. «L’iniziativa – spiega il professor Ranuccio Nuti – vuole rappresentare un momento importante di confronto e di arricchimento tra professionisti e, al tempo stesso, far conoscere alla popolazione l’impatto che può avere una patologia quale lo scompenso cardiaco, tutt’oggi tra le principali cause di ricovero ospedaliero nei paesi occidentali». Saranno presentate le più importanti novità scientifiche sullo scompenso cardiaco.

«Si tratta di una patologia che può verificarsi a qualsiasi età ed avere diverse cause – riferisce il professor Palazzuoli –. Il cuore perde gradualmente la funzione contrattile di pompa e non riesce più a soddisfare il corretto apporto di sangue a tutti gli organi. Per questo è molto importante la diagnosi precoce e individuare subito i primi sintomi tra cui affanno da sforzo, dispnea a riposo, edema degli arti inferiori, astenia, tosse, cardiopalmo, affanno notturno ridotta tolleranza allo sforzo». Durante il meeting verrà posta particolare attenzione alla diagnosi precoce e al suo trattamento. «Si tratta di una sindrome che colpisce prevalentemente persone già affette da una precedente patologia cardiovascolare – aggiunge Palazzuoli – ed è responsabile di un terzo dei ricoveri ospedalieri nei pazienti ultra settantenni. Per tale motivo appare di grande rilevanza scientifica e sociale la individuazione di fattori di rischio e alterazioni bio-umorali in grado di intercettare la malattia in una fase precoce quando la disfunzione cardio circolatoria sia ancora reversibile».



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