Sputi e botte alla giovane madre davanti al neonato: inferno in Valdelsa

La testimonianza drammatica di una ragazza poco più che ventenne al giudice: anni di sopraffazione e aggressioni sotto lo sguardo di un figlio piccolo e l’indifferenza delle famiglie. Il processo va avanti: in aula dieci nuovi testimoni.

Di Redazione | 16 Ottobre 2025 alle 17:00

Sputi e botte alla giovane madre davanti al neonato: inferno in Valdelsa

Una storia di sopraffazione, paura e solitudine che si è consumata in silenzio tra le mura di casa, sotto gli occhi impotenti di un bambino piccolo e tra le incomprensioni di due famiglie incapaci di fermare la spirale di violenza. Questa mattina, davanti al collegio presieduto dal giudice Fabio Frangini presso il Tribunale di Siena, è stata ascoltata per due ore la giovane donna della Valdelsa che ha trovato il coraggio di denunciare l’ex compagno, padre di suo figlio. Il pubblico ministero Serena Menicucci ha seguito da vicino l’interrogatorio, mentre la difesa della vittima è stata affidata all’avvocato Emiliano Bianchi che ha fatto emergere situazioni terribili.

Lei oggi ha poco più di vent’anni, origini straniere, ma la sua adolescenza si è interrotta troppo presto. La relazione, cominciata nel 2021, si è trasformata in una convivenza subito difficile, fin dall’inizio segnata da una crescente tensione. La ragazza, all’epoca dei fatti ancora minorenne, aveva lasciato la propria casa per seguire al sud il fidanzato, uomo appena maggiorenne, in cerca di stabilità e di un futuro insieme nella terra d’origine dei suoceri. Ma il sogno è durato pochi mesi, prima di fare rientro in provincia di Siena.

La testimonianza in aula è stata lucida e dettagliata, anche nei passaggi più dolorosi: la giovane ha raccontato delle sistematiche imposizioni e dei continui divieti all’ordine del giorno sin dalle prime settimane di convivenza. Nessuna libertà, nemmeno quella di uscire una sera in discoteca o addirittura diplomarsi, nonostante il desiderio di frequentare l’università. Ogni scelta, anche la più piccola, passava sotto il controllo del compagno: le amicizie, le uscite, la gestione del denaro. Il bambino era l’unico vero legame che la teneva in quella casa: “Mi sentivo rinchiusa, lui era sempre geloso e si arrabbiava per qualunque cosa. Una volta mi ha tagliato un vestito per non farmi andare in disco”, ha spiegato, senza mai cedere alla commozione, pur lasciando trasparire la fatica di quei ricordi.

I fatti oggetto dell’indagine, che si estendono dal 2021 al 2023, descrivono un quadro inquietante: dalle offese ai controlli ossessivi, dai divieti alle aggressioni fisiche. In almeno due occasioni anche il bambino è rimasto coinvolto: quando, ancora in fasce, sarebbe stato colpito dal padre sulla schiena mentre si trovavano insieme a letto, e in un altro episodio, durante una lite, è stato raggiunto dagli sputi lanciati contro la madre.

La situazione non è migliorata nemmeno con l’intervento dei familiari: la madre della ragazza, sperando di salvare la relazione in nome del nipote, avrebbe spesso minimizzato le violenze, convincendo la figlia a tornare dal compagno anche dopo i maltrattamenti più gravi. “Non potevo decidere nulla, i soldi li gestiva lui, prendeva anche l’assegno unico per il bambino riservato a me”, ha spiegato la vittima, sottolineando come il controllo fosse totale, anche sugli acquisti più banali.

Tra le numerose violenze raccontate, la giovane ha ricordato due momenti particolarmente gravi: in un’occasione, dopo essere stata insultata e spinta sul letto, si è ferita ad un occhio; in un altro episodio, il compagno le avrebbe appoggiato un coltello alla gola, terrorizzandola davanti al figlio. Dopo una lunga serie di episodi, la ragazza è riuscita a fuggire e a denunciare tutto ai Carabinieri, trovando rifugio sicuro con i servizi sociali.

Durante il controesame, la giovanissima mamma ha risposto con fermezza sia alla parte civile che alla difesa rappresentata dall’avvocato Giulio Pezone del Foro di Siena, ribadendo di aver sempre avuto la responsabilità del figlio e di essere stata costretta a rinunciare a tutto, compreso la scuola per imposizione del compagno. Ha precisato che, nonostante la disponibilità economica del partner, in casa mancava spesso il necessario, e le bollette restavano a suo carico. La ragazza ha anche spiegato di aver ritirato una prima querela nella speranza che qualcosa cambiasse, ma di aver dovuto denunciare di nuovo, dopo l’ennesima aggressione.

Oggi la ragazzina vive sola con il figlio, spesso in case famiglia mentre il padre non ha più rapporti con il bambino, nemmeno quando avrebbe la possibilità di vederlo, oltre a non pagare le spese di mantenimento. La prossima udienza è prevista per il 6 novembre. In programma dieci testimonianze.

Andrea Bianchi Sugarelli



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