Ha scelto il podcast, MVP – Most Valuable Podcast, per raccontare l’addio più doloroso della sua carriera. Tommaso Marino, uno dei volti più discussi e amati del basket senese degli ultimi anni, torna a parlare della Mens Sana e di Siena, e lo fa senza filtri. Le sue parole, cariche di nostalgia e amarezza, rischiano di far discutere.
“Ho pianto tutto il viaggio da Siena a Ravenna”, confessa Marino, ripercorrendo il giorno in cui lasciò la città. Ma dietro quelle lacrime non c’è solo affetto: c’è anche disillusione. “Stavo male, ero finito dallo psicologo. Quella era la mia casa, ma mi sentivo cacciato”. E nonostante i tentativi della dirigenza di trattenerlo, con “due assegni sul tavolo”, Marino ha detto no. “I soldi non potevano curare il mio malessere”.
Il playmaker non risparmia critiche nemmeno al clima respirato in quegli anni. “Il pubblico rumoreggiava, la società stava fallendo, e io mi sono sentito solo”. Eppure, l’amore per Siena e per la sua contrada, il Valdimontone resta intatto. “Mi sarei ammazzato per questa città, con la passione con cui vivo lo sport e il Palio”. Un legame viscerale, che però si è incrinato. “Forse sono io a vedere solo quelle 200 persone che non mi vogliono vedere. Ma ho voglia di far pace”. Tommaso Marino, oggi lontano dal parquet, continua a far parlare di sé. A Siena ha vissuto le vette più alte e le cadute più dure. Ora prova a rimettere insieme i pezzi.