Gsk, la voce di un lavoratore: "Il balletto sulla pelle dei licenziati"

Tiene banco il caso dei lavoratori licenziati, che ha prodotto anche lo scontro tra Potere al Popolo e la Cgil

Di Redazione | 11 Marzo 2021 alle 9:00

Gsk, la voce di un lavoratore: "Il balletto sulla pelle dei licenziati"

Gsk, la lettera di un lavoratore dell’azienda, che anche se non direttamente coinvolto, dice la sua sul caso dei 7 licenziamenti di cui si sta parlando in questi giorni, e che ha prodotto uno scontro tra Cgil e Potere al Popolo.

“Ci siamo sorpresi del grande attivismo della CGIL, con tanto di comunicato, in seguito al fatto che i miei colleghi si sono rivolti ad altre organizzazioni – spiega il lavoratore nella sua lettera – Purtroppo dopo settimane in cui la situazione sembrava disperata, hanno inviato lettere ovunque e hanno trovato appoggio solamente in un partito politico, che non cito per non fare pubblicità, ma che ha avuto il grande merito di ascoltare e dargli voce. Quando c’è in ballo la possibilità di dare da mangiare ai propri figli ci si aggrappa anche a dei segnali, che come lavoratori riceviamo sempre di meno. Siamo sempre meno tutelati, si sono inventati forme contrattuali che rendono difficile difendersi e certo anche il lavoro dei sindacati. Io e i miei colleghi questo lo capiamo, ma siamo rimasti meravigliati dal fatto che in questi giorni la CGIL ha fatto sentire la sua voce che non aveva trovato prima per criticare il partito a cui si erano i rivolti i miei colleghi, come se si fossero sentiti scavalcati. L’impressione è che interessasse solo mantenere il controllo della piazza e non apparire male agli occhi dell’opinione pubblica. E le famiglie in estrema difficoltà? La loro sopravvivenza dovrebbe essere la prima preoccupazione di un sindacato e ci saremmo aspettati tutti la disponibilità a collaborare con chi ha raccolto il grido di dolore dei licenziati. Sono ancora in tempo per farlo, soprattutto per il futuro, sarebbe un cambio di atteggiamento che ci farebbe ben sperare”.



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