Mps, ecco i prossimi nodi da sciogliere: liquidità e bond

Di Redazione | 23 Dicembre 2016 alle 17:49

Mps, ecco i prossimi nodi da sciogliere: liquidità e bond

Le fasi da affrontare per la capitalizzazione di Mps

Con il fallimento dell’aumento di capitale di Mps e il successivo intervento dello Stato, si apre una fase nuova per Monte dei Paschi di Siena. I problemi, pero’, restano quelli vecchi: un capitale insufficiente e un cumulo di prestiti deteriorati da smaltire. Problemi che spettera’ al governo risolvere, sotto l’attenta supervisione della Ue.

Capitale e liquidità. Il primo passo e’ la ricapitalizzazione “precauzionale” e “temporanea” dell’istituto tramite denaro pubblico, prevista dall’articolo 32 comma 4 della direttiva comunitaria Brrd, che dovra’ avvenire entro il 31 dicembre. Non e’ ancora noto quanti dei 20 miliardi stanziati dal governo, alle prese con diverse crisi bancarie, verranno utilizzati per Mps. Non e’ pertanto possibile al momento stimare a quanto salira’ la partecipazione dello Stato nell’azionariato di Rocca Salimbeni, attualmente al 4%. Secondo le stime della banca d’investimento Equita, la ricapitalizzazione pubblica ammonterebbe a 4 miliardi: lo Stato avrebbe una quota del 62% e gli investitori istituzionali controllerebbero il 38%. Nell’immediato, ancora prima della ricapitalizzazione, potrebbero essere inoltre attivate garanzie pubbliche su emissioni di liquidita’, per attutire gli effetti della fuga di correntisti. Lo scorso luglio, l’Italia ha avuto l’autorizzazione dalla Ue di attivarne fino a 150 miliardi di euro.

Conversione dei bond. Una volta avviata la ricapitalizzazione precauzionale, verranno cancellate le conversioni volontarie delle obbligazioni subordinate avvenute durante il tentato aumento di capitale privato. Si procedera’ quindi alla conversione forzata di tutte le obbligazioni subordinate. Gli investitori istituzionali dovranno sopportare perdite in virtu’ del criterio del ‘burden sharing’. Per i circa 40 mila piccoli risparmiatori ci sara’ invece il rimborso integrale sulla base della presunzione che tutti loro abbiano acquistato i bond senza conoscerne i rischi reali. Dovra’ essere pero’ la Commissione Europea a suffragare l’ipotesi che si sia trattato di “misselling”, ovvero di vendita irregolare, in tutti i casi, cosi’ da giustificare il rimborso integrale. Da Bruxelles c’e’ gia’ stata un’apertura in questo senso.

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