Post Covid, Fuksas: "Tornare a vivere nei piccoli borghi, ma serve la digitalizzazione"

L'architetto di fama internazionale, ospite ieri a San Gusmè, ha detto la sua sul futuro del paese e la necessità di tornare a far vivere i piccoli centri

Di Redazione | 11 Settembre 2020 alle 11:41

Post Covid, Fuksas: "Tornare a vivere nei piccoli borghi, ma serve la digitalizzazione"

Si è svolta in forma ridotta ma nel rispetto della tradizione l’edizione 2020 della Festa del Luca a San Gusmè. Nel pomeriggio di ieri si è tenuto un convegno dal titolo “Economia e crescita produttiva in armonia con la natura”, al quale ha partecipato anche l’architetto di fama mondiale Massimiliano Fuksas, da sempre legato al territorio, il quale in un recente articolo ha parlato dell’importanza di tornare a vivere nei paesini per un nuovo Umanesimo post Covid.

“La base nasce dal fatto che ho passato circa quattro mesi qui a Castelnuovo Berardenga, dove abbiamo una piccola proprietà – spiega Fuksas – e abbiamo messo insieme un gruppo di persone per riflettere su quello che stava avvenendo. Partendo da questa esperienza si è capito che tutto può funzionare, possiamo aprire l’Appennino e anche i piccoli centri e borghi a nuovi abitanti se diventano un luogo facilmente connesso con cablaggio e col digitale. Se questo non avviene sarà sempre più difficile. Da lì nasce un tentativo e un appello, mandato prima di tutti al Presidente della Repubblica, in cui non si parla solo di sanità, ma anche della digitalizzazione”.

“Io ero qui a Castelnuovo in contatto con quello che rimaneva dei nostri studi – continua –  e da qui siamo passati direttamente a Pantelleria usando un piccolo aeroporto, quello di Ampugnano, e da l’isola sono tornato poi a Castelnuovo. Ho potuto viaggiare tra due borghi estremamente lontani in modo estremamente facile”.

Il punto di partenza per il cambiamento è secondo Fuksas il cambiamento della classe dirigente, intesa come ente coinvolgente di tutta la società civile.

“Per effettuare questo cambiamento bisogno prima di tutto fabbricare una classe dirigente – commenta l’architetto – ci siamo dimenticati per troppo tempo questo. Abbiamo pensato di creare politici, o amministratori, ma la classe dirigente è qualcosa di più complesso, che va oltre, e deve coinvolgere tutta la società civile. Quando avremo una classe dirigente sarà estremamente più facile, perché sarà la domanda della nuova classe dirigente, che saranno tutti giovani, di cambiare i destini di questo paese”.



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